La fabbrica chiusa dal 13 settembre scorso dopo la morte di tre operai causata da una deflagrazione
CASALBORDINO – Potrebbe decidersi domani a Roma, salvo slittamenti dell’ultim’ora, il futuro della Sabino Esplodenti, la fabbrica di Casalbordino che si occupa di disinnescare e smaltire ordigni, chiusa il 13 settembre 2023 in seguito alla morte di tre operai causata da una deflagrazione.
Si riunirà infatti al Ministero della Difesa un tavolo tecnico convocato dal presidente della Regione Marco Marsilio, dall’assessore regionale con la delega al Lavoro Pietro Quaresimale, dal senatore Etelwardo Sigismondi e dal vicesindaco di Casalbordino Carla Zinni, sarà il preludio a un secondo incontro a cui parteciperà anche il ministro della Difesa Guido Crosetto.
Nell’incidente del 13 settembre persero la vita Giulio Romano, Gianluca De Santis e Fernando Di Nella e in seguito alla deflagrazione la fabbrica venne sequestrata. Solo due settimane fa la procura di Vasto ha deciso il dissequestro degli uffici amministrativi. Al fine di abbassare il fattore rischio, la produzione della Sabino Esplodenti è stata anche privata di alcune competenze come quella riguardante gli accessori detonanti e i mezzi di accensione riconosciuti idonei all’impiego nelle attività estrattive, e con ogni probabilità la fabbrica potrebbe essere riconvertita con un ritorno all’inertizzazione di fuochi d’artificio e razzi segnalatori.
Qualche passo avanti, intanto, l’hanno compiuto i 70 dipendenti, ai quali è stata concessa la cassa integrazione fino a dicembre e gli stipendi arretrati dal mese di settembre scorso, quando la fabbrica è stata chiusa.