L’episodio avvenuto ad agosto 2021 è ancora avvolto dal mistero, la famiglia: “Non si sarebbe mai ucciso”
VASTO – «O è stato indotto al suicidio o è stato ucciso, per me queste sono le due opzioni». Non si dà pace Pia, la nonna di Jois Pedone, che insieme alla mamma del ragazzo, Mary, due giorni fa è tornata dopo oltre un anno al programma “Chi l’ha visto?” di Rai 3 per lanciare l’ennesimo, disperato appello al fine di ricevere informazioni sulla morte del giovane.
Il corpo di Jois, studente e cameriere di 20 anni, è stato ritrovato in mare a Punta Penna nella notte tra il 20 e il 21 agosto 2021 e aveva una “Z” incisa sul collo, il segno di una corda e un sacco di 40 chili di sabbia legato alla caviglia.
Un caso ancora avvolto dal mistero, che l’inviato Fabrizio Franceschelli ha ricostruito dettagliatamente.
La morte del ragazzo suscitò molto scalpore anche perché, al di là della sua giovane età e delle circostanze in cui fu ritrovato il corpo, si parlò di implicazioni con sette sataniche e con una sacerdotessa, ma anche di un patto di sangue stretto con la ex fidanzata, compiuto bucandosi le dita e bevendo il sangue l’uno dell’altra, e di un falò che si sarebbe tenuto in spiaggia quella stessa sera.
La Procura di Vasto ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, ma dal 2021 la famiglia di Jois si oppone a questa tesi, sostenendo che il ragazzo non avrebbe mai compiuto un atto simile.
E intanto entrano in scena anche altre testimonianze, come quella di un vicino di casa della famiglia del ragazzo, che ha rilasciato ai carabinieri una dichiarazione secondo la quale la notte della scomparsa di Jois lo vide salire su una macchina nera, che conteneva altre persone al suo interno, dopo essere tornato dal lavoro.
In seguito l’auto sarebbe tornata sotto casa e il ragazzo sarebbe stato caricato da un taxi, prenotato diverse ore prima della sua morte, lo stesso taxi che l’avrebbe in seguito portato a Punta Penna.
E anche la testimonianza del tassista ha aperto in passato altri interrogativi: l’uomo assicura che Jois non avesse con sé nessun bagaglio ingombrante, quindi da dove sarebbe sbucato il sacco contenente 40 chili di sabbia ritrovato legato alla sua caviglia?
Sono tanti i punti oscuri in questa vicenda che ormai da quasi 16 mesi tormentano i famigliari del 20enne: “Temo che questo silenzio finisca e faccia chiudere il caso con un suicidio” ha affermato nonna Pia, che insieme a mamma Mary ha lanciato un appello a chiunque possa sapere qualcosa: “Non può finire così – hanno detto le due donne -, noi vogliamo sapere la verità e vogliamo giustizia per lui”.