Per il capogruppo di Forza Italia in 19 anni i 1000 ettari sono stati condannati da vincoli ingiustificati di ristrettezza
ROSETO DEGLI ABRUZZI – Il capogruppo di Forza Italia Mauro Febbo torna sulla vicenda che sta interessando la Riserva del Borsacchio, ridotta da 1100 ettari a 25. Le sue considerazioni partono dal 2006, quando la Riserva fu istituita. «Certo è vero che la riserva nasce con la Giunta Pace di centrodestra, e non con il centrosinistra di Del Turco, ma tutto il resto è veritiero e confermato. L’ex consigliere di Rifondazione comunista Orlando, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione 2006, quindi sessione speciale, inserì l’emendamento che istituiva la riserva del Borsacchio che risultava però sproporzionata in termini di perimetrazione territoriale rispetto a una biodiversità faunistica da tutelare presente esclusivamente sul litorale. Emendamento di un solo articolo ma con molti commi, cioè una vera e propria legge, perché non era riuscito a farsi approvare il provvedimento seguendo il normale iter consiliare. Quindi, approfittando del momento di particolare carico legislativo che contraddistingue tutte le sessioni bilancio (a tutti i livelli) ha portato prima in Commissione e poi in aula il sopra richiamato atto. In Commissione, dove il “clima” è sicuramente più disteso, chiaramente l’emendamento è stato respinto dalla maggioranza di Centrodestra e mi risulta anche con l’astensione di alcuni del centrosinistra, come avvenuto per il nostro emendamento. Orlando però ci ha riprovato, approfittando dei regolamenti di allora e del caos che contraddistingueva i lavori delle sedute di bilancio, soprattutto in quel periodo dove erano migliaia gli emendamenti che venivano esaminati e votati. Il blitz alla fine gli è riuscito ma ciò non toglie che si trattava di un argomento sicuramente intruso rispetto al bilancio di previsione e sicuramente che la semplice “chiama” del numero di un emendamento ha portato ad una approvazione quantomeno bizzarra».
Attacca poi il comune di Roseto, accusandolo di inerzia negli ultimi 19 anni. «Chiariti questi aspetti, continuo a non capire perché in 19 anni nulla è stato prodotto, nulla ha fatto il Comune di Roseto con la complicità di quel mondo che si autodefinisce ambientalista perché ci fosse l’istituzione della riserva e il Pan. Di contro abbiamo vissuto 19 anni con un territorio ingessato, bloccato, senza possibilità di sviluppo che al contrario è stato impoverito e abbandonato dalle attività agricole e non solo. Mentre in tante altre realtà territoriali è cresciuta, negli ultimi 20 anni, una nuova gestione delle imprese rurali rivolte alla qualità e specializzazione, all’accoglienza e alla integrazione con un agriturismo diffuso e produttivo, nella “riserva” prosperava l’inerzia del divieto».
Per Febbo con l’emendamento della scorsa notte si è «voluto riportare la legalità sulla reale dimensione di territorio da tutelare, per rispettare doverosamente le biodiversità faunistiche e non solo. Gli oltre 1.000 ettari di territorio che per 19 anni sono stati condannati da vincoli ingiustificati di ristrettezza e mancata evoluzione produttiva, ora potranno tornare nella disponibilità dello sviluppo economico e sociale della comunità locale. La stratificazione dei vincoli territoriali che i vari enti, in primis il Comune, garantiscono una impossibilità di speculazioni e cementificazione che qualcuno evoca solo per alimentare il solito clima del non fare».