La storia del Votum del presule teatino. Il documento fece il giro di tutto l’episcopato italiano per essere condiviso dai vescovi dell’intera penisola
CHIETI – L’8 dicembre 1854 papa Pio IX proclamò al mondo intero il dogma dell’Immacolata Concezione, ossia il principio cattolico secondo cui Maria, futura Madre di Gesù, fosse stata concepita e poi nata senza il peccato originale. Ma come nacque il convincimento del pontefice a proclamare la bolla Ineffabilis Deus, quale verità incontrovertibile della Chiesa? A Napoli sono tuttora convinti che il dogma partì dalla città partenopea ed infatti è vero che quando il pontefice si recò nella capitale borbonica nel settembre del 1849 a pregare nel santuario del Gesù Vecchio, al cospetto della prodigiosa immagine dell’Immacolata che era ritenuta miracolosa, come lo è ancora oggi, dopo alcuni giorni il clero napoletano consegnò nelle mani del pontefice una sorta di petizione con la quale si chiedeva una accelerazione della proclamazione del concepimento immacolato della mamma del Salvatore. Molti però ignorano che l’istanza per convincere il Papa a proclamare il dogma partì invece da Chieti, circa cinque mesi prima, quando l’arcivescovo teatino Mons. Saggese inviò il voto a Pio IX, affinché si potessero manifestare “i lumi celesti per definire dogmaticamente la Concezione Immacolata dal primo istante della gloriosissima Madre di Dio”. Il Votum del presule teatino pro B.M.V Conceptione dogmatice immaculata definienda as Pium IX P.O.M. era un ricco opuscolo composto da un’introduzione e sei capitoli che elencavano le dotte questioni sulla necessità di elevare a dogma la prerogativa mariana. Il documento, che in calce recava la firma del presule teatino con luogo e data Teate die quintamaji 1849, ebbe il privilegio di girare in tutto l’episcopato italiano per essere condiviso dai vescovi dell’intera penisola che diedero la loro formale adesione, prima che l’istanza, con le erudite motivazioni teologiche della definizione dogmatica, potesse giungere tra le mani del pontefice.
Mons. Saggese ben sapeva di aprire il cuore del papa all’accoglimento di tale supplica, conscio delle preghiere che lo stesso Pio IX aveva speso per chiedere l’intercessione della Vergine Immacolata per un suo pronto rientro a Roma, durante l’esilio forzato di Gaeta, al tempo della mazziniana Repubblica romana. Marino Valentini