Nel vertice di venerdì 20 ottobre con Marsilio si parlerà del futuro dei 70 operai, mentre il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua chiede chiarimenti sulla riapertura dopo la strage del 2020
Si terrà il prossimo venerdì, alle 12,15, un incontro tra il presidente Marsilio e rappresentati dell’azienda, dei sindacati e dei lavoratori per parlare della cassa integrazione e della riconversione della Sabino esplodenti di Casalbordino, la fabbrica interessata da due esplosioni, una nel 2020, l’altra il 13 settembre scorso, in cui hanno perso la vita un totale di 6 operai.
Ora sono 70 i loro colleghi che chiedono risposte per il proprio futuro lavorativo, dal momento che la fabbrica, dopo l’ultima deflagrazione, è stata posta sotto sequestro, esattamente come avvenne nel 2020, quando 80 operai rimasero senza stipendio e senza ammortizzatori sociali per mesi, al punto che furono costretti a protestare.
E intanto è stato depositato presso il nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Pescara un esposto, indirizzato anche alla procura di Vasto, sull’applicazione delle normative sui rischi di incidenti rilevanti e sull’applicazione della normativa sulla valutazione di impatto ambientale per lo stabilimento Sabino Esplodenti. Lo rende noto la segreteria operativa del Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, la quale in una nota precisa che l’esposto, depositato il 28 settembre, «non riguarda il comportamento della azienda ma esclusivamente quello degli enti che sovrintendono l’applicazione e l’attuazione di tali normative e he hanno quindi autorizzato la riapertura della fabbrica dopo la strage avvenuta nel 2020».
Nell’esposto a firma di Augusto De Sanctis si chiede in particolare «di verificare la correttezza dell’operato della prefettura di Chieti, del Ctr regionale e della commissione Via regionale – si legge nella nota – e viene evidenziata la stretta connessione, prevista dalla legge, tra le procedure di valutazione di impatto ambientale e quelle per la prevenzione del rischio per gli impianti classificati a rischio di incidente rilevante. La prefettura è competente per la redazione dei piani di emergenza esterni (Pee) degli impianti a rischio di incidente rilevante, piani che la legge obbliga a rivedere al massimo ogni 3 anni e ad attuare attraverso esercitazioni periodiche rivolte ai cittadini. Si tratta di uno dei tre documenti fondamentali per il funzionamento di un impianto sottoposto alla direttiva Seveso».
E poi gli importanti interrogativi: «Già nel 2021, dopo la tragedia del 2020 con la morte di tre operai, nell’ambito della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale avevamo sollevato con specifiche osservazioni la questione dell’esistenza e della effettiva vigenza del piano di emergenza esterno per la Sabino esplodenti, che nelle carte non veniva neanche citato. Esisteva? Era aggiornato? Sul sito della prefettura non vi è traccia. Idem per le esercitazioni, almeno per gli ultimi 10 anni».