L’animale catturato che, al momento della prima aggressione non aveva ancora raggiunto l’età adulta. Ora si trova nell’area faunistica di Pretoro
Sarebbe nata nel mese di aprile del 2021 la lupa catturata dagli esperti veterinari del Parco nazionale della Majella la mattina di sabato 23 settembre nei pressi di contrada Marinelle di San Salvo Marina.
E se l’analisi del Dna ha confermato che si tratta dello stesso animale responsabile degli ultimi due attacchi ad esseri umani, ovvero quello effettuato ad agosto ai danni di una turista 11enne e quello sferrato il giorno stesso della cattura a una donna di 35 anni, ambedue verificatesi a San Salvo marina, non si può ovviamente essere certi al cento per cento che si tratti dello stesso animale che ha aggredito le altre vittime, circa una decina, dal 2022 ad oggi, poiché non sono stati prelevati campioni sulle ferite inferte.
Ma la sua giovane età, «si ipotizza 28 mesi» come rivela il giornalista e scrittore naturalista Giovanni Todaro in base ad informazioni ricevute dall’Ispra, può garantire il fatto che gli altri lupi, anche molto giovani, avvistati persino pochi giorni fa sui litorali di Vasto e San Salvo, non sono cuccioli dell’animale catturato. Dalla sua età si deduce inoltre che al momento del primo attacco la lupa non era ancora adulta, ma “subadulta”. E sempre a proposito di quest’ultima, che si trova ora nell’area faunistica di Pretoro, c’è da dire che era in procinto di andare in calore, il che probabilmente avrebbe assicurato una cucciolata che, nascendo nella prossima primavera, avrebbe imparato dalla madre il modo in cui cacciare, con i risultati che possiamo tutti immaginare.
Intanto la lupa, dopo il risveglio dall’anestesia e dopo essere stata sottoposta ad approfondito esame clinico, alle indagini diagnostiche e terapie del caso, è risultata essere in buone condizioni fisiche, in via di guarigione dalla dermatite parassitaria che l’aveva interessata nella tarda primavera.
Si è rapidamente adattata al luogo, mostrando normali attività di esplorazione e interazione con i consimili, e alimentandosi subito dopo il rilascio. Già dalle prime ore di permanenza ha stabilito relazioni non conflittuali con gli altri lupi presenti in area faunistica, per cui i tecnici del Parco hanno valutato la possibilità di collocarla in un ampio recinto, di circa un ettaro, dotato di aree boscate che fungono da idonee zone di rifugio, insieme ad altri lupi non rilasciabili in natura per problemi conseguenti a traumi da incidente stradale.
I tecnici del Parco continueranno a portare avanti le osservazioni e il monitoraggio necessario per valutare questa fase di adattamento, che comunque già in questi primi dieci giorni, si è mostrata assolutamente fisiologica e rispettosa del benessere dell’animale.
Ma, come dice Todaro, «non c’è da addormentarsi sugli allori, perché non c’è alcuna prova che l’esemplare catturato a San Salvo sia proprio quello che ha sferrato anche una decina di attacchi a Vasto marina».