Alessandra Portinari, presidente di Angsa Abruzzo: “Negato il diritto alle cure e ricorrere al giudice è l’unico modo per iniziare la terapia”
PESCARA – Accolto il 3 aprile scorso dal Tribunale di Pescara il ricorso di Angsa Abruzzo, Associazione Nazionale Genitori PerSone con Autismo, in cui il giudice del lavoro Valeria Battista ha sancito che la Asl di Pescara dovrà prendere in carico un bambino autistico di 4 anni, diagnosticato di livello alto nel febbraio 2024. Le terapie e i trattamenti previsti dal certificato dell’unità di valutazione multidisciplinare del 6 settembre 2024, saranno garantiti direttamente o tramite strutture convenzionate. Le avvocate di Angsa, Maria Franca D’Agostino e Lola Aristone, hanno ottenuto oltretutto la condanna della Asl di Pescara al pagamento delle spese di giudizio e alle spese generali al 15%.
«Da troppo tempo ormai denunciamo una situazione lesiva per molte famiglie di bambini affetti da autismo – spiega la presidente di Angsa Abruzzo, Alessandra Portinari –. Il diritto alle cure viene negato, attraverso le liste di attesa, e ricorrere al giudice è l’unico modo per iniziare la terapia dopo la diagnosi, oggi per fortuna precoce. A una settimana dalla conferenza stampa con Autismo Abruzzo torniamo a chiedere alla Regione un tavolo permanente per discutere di autismo e programmare il prossimo quadriennio, in primis chiediamo lo stanziamento ulteriore di budget per abbattere definitivamente le liste di attesa e dare dignità alle persone con autismo e alle loro famiglie abruzzesi».
Nel luglio 2024, l’associazione Angsa aveva scritto, tramite avvocati, all’ASL e alle strutture convenzionate per chiedere che venissero presi in carico i bambini con disturbo dello spettro autistico. A novembre, però, l’ASL e gli istituti accreditati hanno risposto che, a causa dei limiti di spesa imposti, non potevano accettare nuovi bambini. A gennaio hanno aggiunto che i fondi disponibili bastavano solo per continuare i trattamenti dei bambini già seguiti in precedenza.
Sempre a gennaio, le avvocate dell’Angsa Abruzzo, per conto di altri genitori, hanno ottenuto un’ordinanza del giudice che ha permesso a un altro bambino di essere preso in carico dalla Fondazione Papa Paolo VI. Il caso si è chiuso con un accordo, e anche in questo caso le spese legali sono state divise a metà. «È mortificante per l’intera società dover ricorrere a un giudice per ottenere un diritto, quello alla salute e, nel caso di specie, la presa in carico effettiva di bambini con spettro autistico, le cui prestazioni rientrano nei Lea e, in quanto tali, dovrebbero essere rese senza dover ricorrere a una Autorità», ha commentato D’Agostino. «L’aumento di bimbi con spettro autistico dovrebbe comportare, da parte degli organi competenti, una previsione e una visione di quante prestazioni dovrebbero essere messe in conto nel budget regionale per garantire le cure», conclude l’avvocato.