Tornano le spille ‘Fiore della memoria’ per le vittime del sisma 2009. Dopo il sisma del 1703, invece, si usavano i gigli in ferro battuto
L’AQUILA – In occasione del XVI anniversario del terremoto che alle 3:32 del 6 aprile 2009 rase al suolo la maggior parte del capoluogo d’Abruzzo e delle sue frazioni, lasciando sepolte per sempre sotto quelle macerie 309 persone, L’Aquila ricorda le sue vittime anche con le spille ‘Fiore della memoria’.
Dal 2022, infatti, il Comune dell’Aquila ha scelto il croco viola, ovvero il fiore dal cui pistillo si estrae lo zafferano, per commemorare chi dalla notte del 6 aprile del 2009 non si è mai più svegliato. È nata così l’idea della piccola spilla recante l’effige, che da oggi, martedì 11 marzo, può essere richiesta e ritirata gratuitamente presso le tabaccherie del circuito Fit e le farmacie Afm dell’Aquila.
“Oltre alla già consolidata collaborazione con la Federazione dei tabaccai e grazie alla sinergia attivata con Afm – ha commentato il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi – abbiamo intensificato la distribuzione del fiore su tutto il territorio comunale con l’auspicio che, come sempre, venga indossato nei giorni delle commemorazioni del sisma. Un piccolo gesto, ma significativo, per continuare a coltivare la memoria e il ricordo di chi ci ha lasciati nella notte più tragica della nostra comunità”.
L’usanza di ricordare gli venti luttuosi portati dai ciclici terremoti aquilani con dei fiori è già attestata dal XVIII secolo. In seguito al devastante terremoto del 1703, che distrusse completamente l’intera città, reclamando oltre 6mila vite, i cittadini dell’Aquila apposero alle pareti degli edifici rimaste in piedi dei gigli neri in ferro battuto.
In quel caso, dunque, non solo i gigli neri ricordavano i caduti, ma soprattutto simboleggiavano la gratitudine per l’essere stati risparmiati dall’annientamento totale.
A restituire alla memoria collettiva il gesto d’amore e resilienza, sono state due illustri donne e scrittrici aquilane: Laudomia Bonanni prima e Patrizia Tocci dopo. Nello specifico, è nell’opera collettiva I gigli della memoria (2014, Tabula Fati), curata da Tocci e con prefazione di Paolo Rumiz, che vengono riportate le riflessioni della Bonanni sui gigli in ferro battuto visibili di tanto in tanto sulle mura di alcuni palazzi della città.