La notizia arriva un mese dopo il progetto “Orca”, che aveva già portato alla cessazione del reparto produttivo e alla perdita di 60 posti di lavoro
CORROPOLI – Nella sede di Johnson Controls a Corropoli, si è consumato un nuovo capitolo di crisi occupazionale. La multinazionale ha comunicato l’intenzione di dismettere, a partire da domani 17 gennaio, il reparto Customer Service, trasferendolo in Slovacchia entro marzo. La decisione comporterà la perdita di altri 4 posti di lavoro, alimentando il timore di una dismissione totale del sito di Corropoli.
La notizia arriva un mese dopo il progetto “Orca”, che aveva già portato alla cessazione del reparto produttivo e alla perdita di 60 posti di lavoro. La Rsu Johnson Controls e la Fiom Cgil di Teramo denunciano non solo il contenuto della decisione ma anche il metodo utilizzato dall’azienda, accusata di agire con indifferenza verso lavoratori e territorio.
Secondo la nota diffusa dalla Rsu e dalla Fiom, nonostante mesi di richieste di confronto per ottenere un piano industriale chiaro, l’azienda ha ammesso l’assenza di un piano complessivo, parlando invece di piani separati legati alla riorganizzazione aziendale. Durante l’incontro, un dirigente ha tentato di giustificare la dismissione del reparto attraverso una presentazione in inglese, interrotta dai rappresentanti sindacali, che hanno chiesto chiarezza sui reali intenti della multinazionale.
L’annuncio è stato definito un colpo duro non solo per i lavoratori ma per l’intero territorio. “La decisione è stata comunicata con fredda indifferenza, e Confindustria Teramo, presente all’incontro, non ha preso una posizione chiara contro queste pratiche spregiudicate”, si legge nel comunicato.
Fiom e Rsu chiedono la sospensione immediata delle formalizzazioni dei licenziamenti e un confronto con le istituzioni. Nel pomeriggio si terrà un’assemblea dei lavoratori per definire le prossime azioni. “Coinvolgeremo politica e istituzioni affinché prendano una posizione chiara contro multinazionali che, senza volto e senza rispetto, impoveriscono il territorio e calpestano la dignità del lavoro”, concludono i rappresentanti sindacali.