L’Aquila, Nardella(Spp): in carcere i cellulari si moltiplicano come divisioni cellulari

6 Ottobre 2024
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Centinaia di cellulari sequestrati ai detenuti in carcere, Mauro Nardella vice segretario generale del Sindacato di Polizia penitenziaria sottolinea: è come svuotare l’oceano con un secchiello’.

L’AQUILA – “I dispositivi telefonici nei penitenziari italiani si moltiplicano come se ci trovassimo di fronte a una divisione cellulare, da qui l’accostamento alla mitosi”. Lo ha detto il vice segretario generale del Sindacato Polizia penitenziaria, Mauro Nardella,  riferendosi al problema dei telefonini introdotti furtivamente in carcere.

“Ad uno che ne sequestriamo seguono 2 che si vanno ad aggiungere a quelli che affollano sempre più le celle. – ha aggiunto – Una cosa è certa, qualcosa va fatta e anche subito. Non è con il personale, tra l’altro sempre più numericamente soggetto a menomazioni organiche, meno 15 mila all’appello, che si potrà scardinare un sistema che sembra aver raggiunto connotati da pura dipendenza. Oggi con uno smartphone non ci riesce a stare  finanche in carcere oserei dire. Vale sottolineare che molti sono gli agenti che si vanno sempre più perfezionando nella ricerca di tali dispositivi, il loro encomiabile lavoro non sembra comunque essere sufficiente per annientare la piaga. Spesso non si fa in tempo ad esultare per averne scovato uno che subito nasce l’esigenza di ricercarne molti altri. Tanti, troppi ce ne sono in giro. E più passano i giorni e più ne entran”.

“Insomma è come se chi ci amministra volesse farci svuotare l’oceano con un secchiello. Eppure di soluzioni ce ne sarebbero per arrestare questo triste quanto pericoloso fenomeno – ha continuato il sindacalista – A nostro parere la tecnologia può essere combattuta solo con la tecnologia: jammer per non farli più funzionare e disturbatori di frequenza per bloccare i droni che li trasportano sono già disponibili in commercio. Non si capisce il motivo per cui l’Amministrazione non si sveni per correre a dotarsene. L’unico modo che si ha per arrestare il fenomeno è quello di disarmarlo. Anche il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, lo va dicendo. Vada il fatto che restino inascoltate le mie parole. Mi chiedo, però, se anche quanto affermato da Gratteri non conti nulla per l’Amministrazione – ha concluso il sindacalista  –  In tutti i modi, l’Amministrazione deve trovare soluzione subito. Non ci venisse a dire di non averla avvertita e consigliata”.

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