Nell’analisi del Research Department di Intesa Sanpaolo si evidenzia come “formazione e welfare siano elementi cruciali per trattenere e attrarre lavoratori qualificati”
ROMA – Nel Lazio e in Abruzzo si registra un evidente squilibrio tra domanda e offerta di lavoro, con una difficoltà di reperimento delle figure professionali ricercate che, ad agosto, ha superato il 40% nel Lazio e ha toccato oltre il 50% in Abruzzo. Parallelamente, molti giovani di entrambe le regioni decidono di emigrare all’estero o in altre parti d’Italia in cerca di migliori opportunità lavorative e di carriera. Secondo i dati del Consorzio Almalaurea, a cinque anni dalla laurea, il 41,2% dei laureati abruzzesi lavora all’estero o nelle regioni del Centro-Nord, mentre nel Lazio il 28% dei laureati si sposta verso l’estero o altre aree del paese, come il Nord o il Sud Italia.
Questi dati sono stati resi noti da Rosa Maria Vitulano, economista del Research Department di Intesa Sanpaolo, durante la tappa romana del programma “Imprese Vincenti”, un’iniziativa che ha premiato dieci piccole e medie imprese (PMI) di Lazio e Abruzzo, riconosciute come esempi di eccellenza imprenditoriale e del Made in Italy.
Nell’analisi del Research Department di Intesa Sanpaolo si evidenzia come “formazione e welfare siano elementi cruciali per trattenere e attrarre lavoratori qualificati”. Le imprese manifatturiere delle due regioni, inoltre, dispongono delle risorse necessarie per continuare a investire in tecnologia e nella transizione green. Negli ultimi anni, queste aziende hanno rafforzato la loro struttura patrimoniale: nelle imprese manifatturiere dell’Abruzzo il patrimonio netto rappresenta il 29% del passivo, mentre nel Lazio si attesta al 25%. Questi valori, sebbene inferiori alla media nazionale, risultano comunque più alti rispetto ai primi anni Duemila.
Un altro dato rilevante è l’aumento delle disponibilità liquide nel periodo post-pandemia, un fattore che rappresenta una riserva importante per fronteggiare i rischi e finanziare nuovi investimenti. Nel Lazio, le disponibilità liquide costituiscono il 9% dell’attivo, mentre in Abruzzo si attestano all’8%.