Riaperto il Giardino “Vincenzo Rivera”, Marsilio: «Vocazione del Gran Sasso alla ricerca scientifica»

17 Settembre 2024
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«Questo luogo è soprattutto un laboratorio di ricerca, che incarna la missione dell’Università e del territorio verso l’eccellenza scientifica»

L’AQUILA – “Con la conclusione dei lavori di ristrutturazione, questa gemma viene finalmente restituita alla comunità”. Così si è espresso il presidente della Regione, Marco Marsilio, durante la cerimonia di riapertura del Giardino Alpino “Vincenzo Rivera”, situato sul Gran Sasso e appartenente all’Università dell’Aquila. Insieme al rettore Edoardo Alesse e al direttore dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione, Vincenzo Rivera, Marsilio ha celebrato la riapertura del giardino, fondato nel 1952 dal noto botanico Vincenzo Rivera, a cui è dedicato.

“Per settant’anni, questa struttura ha caratterizzato il Gran Sasso con la sua presenza e attività. Era doloroso vederla in uno stato di degrado, e lo stesso giardino botanico, a lungo trascurato, rappresentava un simbolo di abbandono. Un giardino sfiorito porta con sé tristezza”, ha affermato Marsilio. “L’Università dell’Aquila ha fatto bene a investire nel recupero della struttura, grazie anche alla collaborazione di numerosi partner, tra cui i carabinieri forestali, qui presenti anche con il loro coro. Oggi la struttura viene riconsegnata con la tecnologia più avanzata, compatibile con l’ambiente circostante”.

Il presidente ha poi sottolineato le difficili condizioni climatiche del luogo: “Siamo in un ambiente proibitivo, dove l’attività può svolgersi solo per tre o quattro mesi all’anno, prima che la neve copra tutto. Tecnici, ingegneri e architetti hanno progettato l’intervento tenendo conto della necessaria resilienza della struttura. Oggi possiamo affermare di avere un altro gioiello tecnologico che arricchisce il panorama del Gran Sasso, già noto per la sua vocazione verso l’alta tecnologia”.

Marsilio ha ricordato la presenza dell’osservatorio astronomico e dei laboratori di fisica nucleare, situati a 2.000 metri di profondità, che rendono il Gran Sasso un polo di eccellenza. “Grazie all’Università dell’Aquila per aver ripristinato questa vocazione. Qui non arriveranno solo turisti, che potranno scoprire le centinaia di specie vegetali che sopravvivono in condizioni estreme, ma anche studiosi da tutto il mondo, pronti a condurre esperimenti. Questo luogo è soprattutto un laboratorio di ricerca, che incarna la missione dell’Università e del territorio verso l’eccellenza scientifica”, ha concluso Marsilio.

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