Il 14 settembre 1943 i bombardieri americani rasero al suolo l’80% della città. Oggi il ricordo davanti al muro in Corso Vittorio Emanuele
PESCARA – “Pescara non dimentica”. Questo il titolo della cerimonia per ricordare il bombardamento della città che si è svolta stamani in corso Vittorio Emanuele, partendo da piazza della Repubblica. Tra i presenti, l’arcivescovo Tommaso Valentinetti, l’onorevole Guerino Testa, il prefetto Flavio Ferdani, il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri e il presidente del Consiglio comunale Gianni Santilli. Durante la cerimonia è stata deposta una corona di alloro in onore delle vittime civili. Riportiamo, integralmente, il discorso letto dal Vicesindaco, Carota:
“Ci troviamo oggi qui, davanti a questo muro, per ricordare uno dei momenti più drammatici della nostra storia: il bombardamento di Pescara del 14 settembre 1943. Sei giorni appena dopo la firma dell’armistizio, la nostra città fu colpita duramente dagli alleati americani, nonostante la speranza di una tregua e di una pace imminente. Solo quattordici giorni prima, il 31 agosto, Pescara aveva già conosciuto la devastazione di un bombardamento che aveva ridotto in macerie gran parte della città, ma il colpo del 14 settembre portò una nuova ondata di distruzione, cancellando l’80% di ciò che c’era, lasciando dietro di sé morte, dolore e un senso di smarrimento.
Oggi, questo muro, sul quale depositiamo questa corona, è più di un semplice monumento. È una testimonianza silenziosa ma potente degli orrori della guerra. È un simbolo che dovremmo guardare ogni giorno, non solo per onorare coloro che hanno perso la vita, ma per ricordare a noi stessi il prezzo che l’umanità paga quando la violenza e l’odio prendono il sopravvento.
In questi giorni, mentre rivolgiamo il nostro pensiero a quei momenti bui della nostra storia, non possiamo ignorare le immagini di distruzione e sofferenza che giungono da altre parti del mondo. La guerra in Ucraina, il conflitto in Gaza, sono tragedie che riportano alla mente quei giorni di orrore che Pescara ha vissuto. Famiglie distrutte, vite spezzate, città trasformate in macerie. Come accadde qui, sotto questo cielo che ha visto tanto dolore, così ancora oggi accade altrove, dove persone come noi affrontano il buio della guerra, cercando disperatamente una luce di speranza.
Ma non dimentichiamo mai che dietro ogni guerra, dietro ogni conflitto, ci sono esseri umani. Uomini, donne, bambini che vogliono solo vivere in pace, che desiderano soltanto un domani migliore. È a loro che dobbiamo guardare. È per loro che dobbiamo impegnarci, giorno dopo giorno, affinché il mondo scelga sempre la strada del dialogo, della comprensione e della pace.
Che questo muro, oggi, ci ricordi non solo il dolore del passato, ma rafforzi anche il nostro impegno per un futuro diverso. Un futuro in cui le ferite della guerra siano guarite e in cui la speranza prevalga sempre sull’odio. Lo dobbiamo a chi ci ha preceduto, lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo a chi ci sarà dopo di noi”.