Cassazione respinge la richiesta di scarcerazione per Aldo Rodolfo Di Nunzio, accusato di omicidio della moglie

6 Settembre 2024
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Annamaria D'Eliseo

Il 72enne, ex ispettore dei vigili del fuoco di Lanciano, è in carcere con l’accusa di aver strangolato la moglie utilizzando fili elettrici nella cantina della loro abitazione

LANCIANO – La Corte di Cassazione ha rigettato per la terza volta la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Aldo Rodolfo Di Nunzio, 72 anni, ex ispettore dei vigili del fuoco di Lanciano. Di Nunzio è attualmente detenuto nel carcere di Teramo con l’accusa di aver strangolato la moglie Annamaria D’Eliseo, collaboratrice scolastica di 60 anni, il 15 luglio 2022, utilizzando fili elettrici nella cantina della loro abitazione in località Iconicella.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Alberto Paone e Nicola De Fuoco, ha nuovamente tentato di ottenere la libertà o, in alternativa, gli arresti domiciliari per il loro assistito, ma non c’è stato nulla da fare. Il rigetto è stato comunicato ieri, senza che siano ancora note le motivazioni specifiche della decisione. Durante l’udienza, anche il procuratore generale si era espresso a favore del rifiuto. In precedenza, le autorità giudiziarie avevano giustificato il rifiuto di scarcerazione con il rischio di reiterazione del reato, nonostante la difesa sostenesse che Di Nunzio, arrestato 18 mesi dopo l’omicidio, aveva sempre vissuto solo in casa senza mai compiere altri atti di violenza.

La difesa ha contestato anche la mancanza di prove concrete e gli esiti contrastanti delle perizie foniche sull’audio catturato dalla telecamera di sorveglianza esterna all’abitazione, che aveva giocato un ruolo cruciale nell’arresto di Di Nunzio l’11 gennaio scorso. La perizia era stata disposta dal procuratore capo di Lanciano, Mirvana Di Serio, e ha rappresentato uno dei principali elementi d’accusa contro l’imputato, accusato di omicidio volontario aggravato dal legame matrimoniale. L’11 ottobre prossimo, nell’ambito del processo in Corte d’Assise a Lanciano, saranno ascoltati i cinque figli dell’imputato e il genetista del RIS, Giovanni Sechi, con nuove testimonianze che potrebbero influire sull’esito del caso.

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