Gasdotto Snam, attivisti incatenati davanti al cantiere di Case Pente: “devasterà l’Appennino”

3 Settembre 2024
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Due attivisti della Campagna “Per il Clima, Fuori dal Fossile” si sono incatenati al cancello d’ingresso del cantiere Snam, a Case Pente

SULMONA – Due attivisti della Campagna “Per il Clima, Fuori dal Fossile”, rispettivamente Mario Pizzola e Alba Silvani, si sono incatenati al cancello d’ingresso del cantiere Snam in località Case Pente, a Sulmona, dove sono cominciati ieri i lavori per la costruzione della centrale di compressione di gas naturale Snam.

La centrale di compressione di spinta, autorizzata dal governo nel 2018, sarà pronta tra l’autunno e l’inverno del 2026, con una durata stimata dei lavori di circa due anni, e sarà a servizio del gasdotto “Rete Adriatica”.

“La nostra vuole essere un’azione di ‘obbedienza’ civile nonviolenta – hanno dichiarato Pizzola e Silvani – per denunciare la folle scelta, avallata dal governo, di costruire due nuovi e dannosi impianti fossili che andranno ad aggravare il cambiamento climatico i cui effetti disastrosi, attraverso eventi meteo estremi, sono ogni giorno sempre più evidenti”.

Secondo i due attivisti, “la centrale e il metanodotto Linea Adriatica, da Sulmona a Minerbio, sono due infrastrutture totalmente inutili e dannose perché il consumo di metano in Italia è crollato a 60 miliardi di metri cubi, ben 26 in meno rispetto al 2005, anno in cui si è toccato il picco massimo. Nei prossimi anni dovrà diminuire ulteriormente. Il metanodotto Linea Adriatica devasterà l’Appennino, i cui territori sono di elevatissima qualità ambientale e ricchi di biodiversità. Per l’interramento del gasdotto dovranno essere eliminati ben due milioni di alberi. Violando apertamente il principio di precauzione, il metanodotto e la centrale andranno ad aumentare i rischi per le popolazioni locali, insistendo in aree ad altissima sismicità”. 

Pizzola e Silvani sottolineano inoltre la questione del sito archeologico emerso a Case Pente proprio durante gli scavi propedeutici alla realizzazione dell’impianto Snam. Il cantiere, infatti, era già stato allestito a marzo dello scorso anno, per poi essere bloccato per via del ritrovamento archeologico di un insediamento risalente al 1500 a.C. Il Ministero della Cultura ha concesso nei giorni scorsi l’autorizzazione ai lavori nell’area non interessata dai beni archeologici.

“L’area dove dovrebbe sorgere la centrale è di grande valore archeologico e storico: durante i lavori di archeologia preventiva, non ancora terminati, sono stati scoperti un villaggio dell’età del bronzo, risalente dunque a 3500 anni fa, una necropoli con circa 100 tombe e mura di costruzioni di epoca italica e romana”, ricordano gli attivisti.

“La centrale toglierà spazio vitale all’orso bruno marsicano, essendo l’area di Case Pente, come attestato dal Parco Nazionale della Maiella – dichiarano Pizzola e Silvani – un corridoio faunistico e sito di alimentazione di questa specie unica e ad altissimo rischio di estinzione. Attraverso sostanze inquinanti come polveri sottili e ossidi di azoto che saranno emesse dalla centrale, la Snam peggiorerà la qualità dell’aria dell’intera area peligna: l’impianto, infatti, insiste all’interno di una valle chiusa circondata da alte montagne, per cui gli inquinanti ristagnano”.

Intanto, sul posto hanno effettuato un sopralluogo il procuratore capo della Repubblica di Sulmona, Luciano D’Angelo, e il dirigente del commissariato di Sulmona, Marzio Morganti. 

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