Sequestrati a L’Aquila dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio 230 libri di alto valore storico, di cui tre volumi del 1600
L’AQUILA – Sequestrati e recuperati nel capoluogo abruzzese dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio dell’Aquila 230 libri di alto valore storico, di cui tre volumi del 1600 che erano stati trafugati in circostanze ancora ignote dalla Biblioteca Comunale di Calatafimi Segesta, in provincia di Trapani.
Le tre pregiatissime opere sono intitolate l’una “In Aristotelis libros de caelo et mundo”, l’altra invece, che comprende due dei tomi, “In Aristotelis libros de Phisico audito”, risale al 1629. Le indagini sono state condotte dalla Procura della Repubblica dell’Aquila.
I tre beni archivistici del ‘600, i primi ad essere individuati dalle forze dell’ordine, erano stati messi in vendita da una donna tramite il sito internet di una casa d’aste. Gli altri 227 libri, con timbri che rimandano a provenienze diverse e di vari enti, sia pubblici che privati, sono stati trovati in seguito alla perquisizione dell’abitazione della donna.
Ulteriori verifiche svolte dai carabinieri hanno verificato che tra tutte le opere, 222 sono di natura demaniale o di strutture private riconducibili alla zona di Roma, mentre 5 volumi provengono da diversi enti siciliani, tra cui L’assemblea regionale Siciliana, il Comune di Palermo, il Conservatorio Scarlatti di Palermo e un istituto scolastico di Piazza Armerina, ad Enna.
Il Nucleo Tutela Patrimonio di Palermo, che ha fornito un apporto determinante nello stabilire l’esatta provenienza dei volumi sottratti dagli enti siciliani, ha già restituito i beni ai legittimi proprietari. Il Nucleo di L’Aquila, invece, provvederà alla restituzione delle opere a Roma.
Inizialmente, la donna responsabile di aver messo in vendita i tre volumi e aver detenuto in possesso gli altri libri, unitamente al titolare della casa d’aste sono stati indagati per ricettazione di beni culturali. Il procedimento penale a carico dei soggetti è stato successivamente archiviato dalla Procura della Repubblica dell’Aquila, poiché gli stessi sono risultati estranei ai fatti.