Biologico e direttive Ue: da che parte sta Coldiretti? Ad Abruzzo Speciale l’Associazione per la tutela rurale
L’AQUILA – Da quando gli agricoltori di tutta Europa hanno inondato quest’inverno piazze e autostrade con i loro trattori in segno di protesta contro la nuova Politica Agricola Comune (PAC) e il Green Deal, il dissenso non ha smesso di infuocare il campo della produzione agricola europea, compreso l’Abruzzo.
Sentiti da Abruzzo Speciale, l’esperto ruralista Michele Corti, presidente dell’Associazione per la tutela rurale, e Dino Rossi, vicepresidente dell’associazione e già presidente del Cospa Abruzzo, rivelano: “Abbiamo appreso che Coldiretti ha intenzione di spingere sul biologico. Lo stesso fa il network Cambiamo Agricoltura!”.
Continua Rossi: “Sebbene Cambiamo Agricoltura! sia composto da sigle a sfondo ambientale i cui militanti non sono sicuro sappiano neanche come sia fatta una zappa, il collettivo impartisce ordini agli agricoltori italiani su come coltivare e allevare. Caso strano, Coldiretti non si è schierato dalla parte degli agricoltori e dei suoi associati”.
Essendo Coldiretti tra le principali organizzazioni degli imprenditori agricoli sul suolo italiano, la sua parola ha un peso politico e sociale non indifferente.
“Forse perché molte delle aziende che sono in Italia – ipotizza Rossi – per via delle dimensioni degli allevamenti, potrebbero essere ritenute intensive dalle nuove direttive europee, e quindi prossime alla chiusura. Infatti le nuove normative Ue se la prenderanno proprio con grandi allevamenti, magari da un migliaio di mucche, andando a favorire allevamenti di piccole dimensioni, indipendentemente dalle condizioni di vita dell’animale. Quindi allevamenti da mille mucche che stanno bene saranno penalizzati, mentre allevamenti da cinque mucche tenute in condizioni indecenti no”.
E aggiunge: “Qualcuno in Italia dovrà pur continuare ad allevare le mucche per, ad esempio, soddisfare il fabbisogno nazionale di latte. Mica si possono tenere mucche nei giardini condominiali”.
Per il vicepresidente di Sempre secondo Rossi, “Cambiamo Agricoltura! e Coldiretti vanno di pari passo contro le imprese italiane. Perché bisogna fare per forza il biologico? Dietro le certificazioni biologiche c’è di tutto, comprese tutta una serie di aziende deputate a smaltire la burocrazia necessaria per il rilascio delle certificazioni. E non ci scordiamo che i costi sono elevatissimi e a carico dell’azienda produttrice”.
Ai microfoni di Abruzzo Speciale, l’allevatore sottolinea: “Come si può tenere una produzione biologica in aree contaminate di per sé da traffico veicolare, industrie o falde acquifere compromesse? Tutte le zone all’interno delle aree Parco, ad esempio, come anche le zone di alta montagna, sono biologiche di loro. Certo almeno per quanto riguarda l’Abruzzo, molte di queste zone montane non sono disponibili perché sementi vari vengono mangiati dai cinghiali e i capi di bestiame potrebbero essere aggrediti da lupi”.
E conclude: “Vogliono aiutare gli agricoltori italiani o li vogliono distruggere per realizzare lo ‘zoo dell’Europa’, pronto a consumare prodotti provenienti da altri stati?”. Il 7 settembre, lo ricordiamo, l’Associazione per la tutela rurale ha indetto a Pescasseroli un convegno nazionale per discutere di PAC, rewilding e inclusione degli usi civici nei piani Parco.