L’episodio è avvenuto dopo che il detenuto aveva avuto un colloquio con il magistrato di sorveglianza all’interno del carcere
PESCARA – Un detenuto del carcere di San Donato ha prima appiccato un incendio nella sua cella, costringendo gli agenti della polizia penitenziaria a intervenire prontamente per salvarlo e trasferirlo in un’altra cella, così da poter domare le fiamme. Poco dopo il salvataggio, il detenuto ha aggredito due agenti, colpendo violentemente uno di loro alla testa. Quest’ultimo è stato portato d’urgenza in ospedale, dove gli è stato diagnosticato un trauma cranico presincope e un’intossicazione da monossido di carbonio, con una prognosi di dieci giorni.
L’episodio è avvenuto dopo che il detenuto aveva avuto un colloquio con il magistrato di sorveglianza all’interno del carcere. A denunciare questo ennesimo atto di violenza è stato l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), che ha sottolineato come il detenuto in questione avesse già aggredito altri due agenti in precedenti occasioni.
La situazione all’interno dell’istituto penitenziario è resa ancora più critica dal sovraffollamento, con un numero di detenuti quasi doppio rispetto alla capienza massima. A ciò si aggiungono le difficoltà legate alla presenza di numerosi detenuti con problematiche psichiatriche, mentre il reparto Atsm (Articolazione Tutela Salute Mentale) dispone di soli 7 posti.
La gestione dei detenuti con problemi psichiatrici risulta particolarmente complicata per il personale della polizia penitenziaria, che soffre di una grave carenza di organico. L’Osapp ha quindi richiesto un intervento urgente delle istituzioni per garantire che gli agenti possano operare in condizioni di piena sicurezza. Inoltre, il sindacato ha evidenziato l’assenza di un reparto adeguato per gestire detenuti con comportamenti violenti, necessario per mantenere ordine e sicurezza all’interno del carcere, nel rispetto di tutti i detenuti.
La situazione di sovraffollamento e la presenza di numerosi detenuti con problemi psichiatrici hanno portato recentemente gli stessi detenuti a protestare, rifiutandosi per diverse ore di rientrare nelle loro celle.