Mafia dei pascoli, rewilding e riciclaggio: le ombre sul Gran Sasso e non solo

17 Luglio 2024
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foto di Federica Adriani

Mafia dei pascoli, Green Deal, e turismo di lusso: ad Abruzzo Speciale ne parlano due esperti della montagna

L’AQUILA – Crescono ulteriormente in Italia i malumori per il Green Deal, il piano europeo per la transizione verde. Dopo l’approvazione a giugno scorso della prima legge europea sul ripristino della natura selvaggia, il cosiddetto “rewilding”, da nord a sud sono esplose mobilitazioni da parte del mondo dell’agricoltura, supportate da numerosi accademici ed esperti dei nostri territori. Sebbene sia stato progettato per rendere i paesi Ue neutrali dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica entro il 2050, il Green Deal di fatto favorisce le produzioni agricole industriali di massa, le uniche a potersi permettere di sostenere i costi salati nascosti dietro le etichette bio.

In Abruzzo come altrove, il progressivo esproprio e abbandono dei terreni agricoli da parte delle piccole e medie imprese in favore di grandi gruppi industriali di varia natura, compresi quelli del turismo di lusso, aprono le porte a ingenti capitali di provenienza incerta e libera il campo d’azione alla mafia dei pascoli, che nella nostra regione ha già il suo epicentro. A raccontarlo in esclusiva ai microfoni di Abruzzo Speciale sono due accademici italiani le cui ricerche hanno avuto e continuano ad avere risonanza internazionale. Si tratta di Michele Corti, professore di Zootecnica di Montagna presso l’Università Statale di Milano ed esperto ruralista, e Lina Calandra, professoressa di Geografia presso l’Università dell’Aquila ed esperta di montagna e conservazione ambientale. Entrambi saranno anche relatori del convegno previsto per il 7 settembre a Pescasseroli, alla Tana del Lupo, indetto dall’Associazione per la tutela rurale, fondata dallo stesso Corti insieme a Dino Rossi, rappresentante del Cospa Abruzzo.

“Se si danneggia l’agricoltura si danneggia l’ambiente – spiega ad Abruzzo Speciale Michele Corti – e con il Green Deal si vuole pesantemente rivoluzionare l’agricoltura, con il risultato che poi si passa ad alimenti sintetici, e i campi sono sostituiti dai pannelli fotovoltaici e da altre speculazioni sul territorio, con qualche zona lasciata selvaggia per dare qualche contentino agli ambientalisti”.

Secondo Corti, l’Abruzzo è più a rischio di rimanere fortemente penalizzato, rispetto ad altre regioni. “L’Abruzzo è la regione italiana con più aree protette, di fatto contadini e allevatori già si trovano impossibilitati ad usufruire di gran parte del territorio. Poi l’Abruzzo è l’epicentro della Mafia dei pascoli, che ha indebolito fortemente gli allevatori piccoli, quelli autentici, mettendoli in condizione di non riuscire a sostenere certe trasformazioni di uso del territorio”.

In merito al piano di restaurazione della natura selvaggia applicato alla nostra regione, Corti sottolinea che “guardando agli episodi recenti relativi, ad esempio, al fenomeno degli orsi ‘confidenti’, è chiaro che le aree protette non sono riuscite a svolgere il proprio ruolo di salvaguardia dei plantigradi e delle comunità. In altre regioni si continua a dire che in Abruzzo si è risolto il problema della convivenza con la fauna selvatica, ma non è vero”.

Ma la Mafia dei pascoli non si ferma all’Abruzzo, né alla gestione dei terreni agricoli. In altre parole, non si tratta di un fenomeno criminale isolato, bensì già connesso ad altre realtà imprenditoriali. Dice ai nostri microfoni Corti: “In trentino stanno discutendo una norma che consentirebbe di trasformare le stalle in alberghi extra lusso, e anche questo è collegato alla mafia dei pascoli. Molti allevatori, infatti, essendo stati tagliati fuori hanno visto indebolire la propria posizione economica e quindi potrebbero essere indotti a svendere le proprie stalle e i loro pascoli alla speculazione turistica, e dietro gli alberghi di lusso ci sono delle entità finanziarie più o meno limpide, i cui capitali possono avere origini incerte. Così si chiude il cerchio: mafia dei pascoli, riciclaggio, nuove forme di speculazione. C’è un forte legame tra il turismo di lusso e il riciclaggio, perché ci sono grandi capitali che circolano, di cui alcuni frutto, per l’appunto, di riciclaggio. E la Mafia dei pascoli non è isolata rispetto ad altri fenomeni di quel tipo… Dall’Abruzzo al Trentino, il tema è caldo. Tra gli speculatori dei pascoli abruzzesi, ad esempio, c’è anche una società trentina”.

La prima a scoprire e denunciare gli illeciti della Mafia dei pascoli sul territorio abruzzese in relazione alla gestione delle praterie ad alta quota è stata proprio Lina Calandra, insieme alla sua équipe di studi di geografia dell’Univaq.

“È stato abbastanza bizzarro dover constatare che quando abbiamo cominciato a denunciare le anomalie in cui ci siamo imbattuti in merito alla conservazione delle praterie ad alta quota, proprio i Parchi non si sono interessati di questa questione – racconta ai nostri microfoni Calandra – anzi, noi da un certo punto in poi non abbiamo smesso di lavorare con i Parchi. Ci saremmo aspettati che succedono cose sul territorio che determinano il deterioramento della biodiversità e degli ecosistemi che gli enti Parco sono deputati a tutelare, le istituzione si facessero sentire o prendessero una posizione, e invece niente, neanche una dichiarazione. Che succede nei pascoli dei Parchi? Niente. Forse è una coincidenza che quando abbiamo iniziato a denunciare si sono interrotti i rapporti con i Parchi, o forse no”.

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