Il lago di Scanno si è abbassato di altri sei metri, d’inverno manca la neve che sciogliendosi confluisce nelle sue acque in primavera
SCANNO – Tra i preoccupanti risultati dei cambiamenti climatici con cui dobbiamo globalmente abituarci a fare i conti, c’è anche l’abbassamento di sei metri del lago di Scanno. Il bacino d’acqua dalla suggestiva forma di cuore si sta infatti lentamente prosciugando a causa della carenza di nevicate in inverno. Con la riduzione progressiva del bacino lacustre, sono a rischio di estinzione interi ecosistemi, nonché il paesaggio come lo conosciamo oggi. Già nel 2012, il lago si era abbassato di sette metri.
“Non è la prima volta che succede un abbassamento tale e purtroppo non sarà neanche l’ultima. È un fenomeno che dipende soprattutto dalle scarse precipitazioni nevose”, spiega Pasquale Caranfa, presidente dell’associazione culturale “La Foce”, e studioso esperto del lago di Scanno.
“Girano una serie di favole rispetto al lago – racconta Caranfa – come terremoti che avrebbero aperto falle. Ma le falle ci sono sempre state nel nostro lago, che si formò circa 12mila anni fa da una frana del sovrastante Monte Rava, dal quale discesero circa 100 milioni di metri cubi di roccia, pietre e terra”.
Il cambiamento del livello delle acque, stando a Caranfa, è “legato soprattutto al cambiamento climatico, per la scarsità non tanto di piogge quanto di precipitazioni nevose. Prima qui era normale durante l’inverno arrivare ad accumuli totali di neve tra i 12 e i 14 metri, che in primavera si scioglievano a favore delle sorgenti profonde e quindi anche dei bacini superficiali”.
Nonostante le inesorabili evidenze, rimangono degli aspetti del lago di Scanno ancora da decifrare. “Effettivamente però nella parte nord del lago, quindi verso Villalago, dove si è accumulato il detrito di frana, l’azione delle piogge nella parte di massima piena non consente gli accumuli di terriccio, fanghiglia, e quindi di creare nei primi metri del bacino, in superficie, una struttura impermeabile. Ci sono del resto inghiottitoi ed è un mistero effettivamente non ancora svelato dove vada a finire una parte dell’acqua che il lago perde, oltre alle fuoriuscite certe, quelle del lago Pio e di Fonte Vecchia. Con gli esperimenti svolti, sia con materiali radioattivi sia con coloranti più classici, non se ne è venuti a capo”.
Sebbene rimanga ancora ignoto a tutti dove gli inghiottitoi conducano le acque del bacino, una soluzione tampone all’abbassamento ineluttabile del lago potrebbe essere quella di “mettere delle bio stuoie, di solito usate nei campi da golf, dalla parte dove il lago è stato bloccato dalla frana, in superficie, per contribuire a creare questa specie di impermeabile e quantomeno a rallentare sensibilmente la fuoriuscita attraverso gli inghiottitoi”, ipotizza Caranfa.
Unico aspetto positivo della vicenda, quello archeologico. Le acque, infatti, ritirandosi stanno loro malgrado restituendo alla comunità scientifica reperti inaspettati, illuminanti per la comprensione dell’evoluzione storica e sociale del territorio.
“Enzo Gentile ed io quando il lago si è abbassato di sette metri nel 2012, abbiamo trovato parecchi reperti archeologici che abbiamo denunciato alla Soprintendenza, sul cui incarico io li custodisco privatamente. Si tratta soprattutto di una statuetta acefala che sicuramente rappresenta una dea madre avvolta da un serpente. Non siamo riusciti a datarla, ma sicuramente è collegabile al culto di Angizia. E abbiamo trovato anche molte anforette”, racconta Caranfa.
Al di là dei cambiamenti climatici, tra le meraviglie che il lago di Scanno regala alla sua comunità e ai visitatori da ogni dove, c’è il raro fenomeno di congelamento completo delle acque, previsto per l’inverno 2025. In quell’occasione, il lago sarà attraversabile a piedi. Come spiega Caranfa, il fenomeno avviene “circa ogni 10 o 15 anni. Io stesso ho fatto l’esperienza di attraversare a piedi il lago completamente ghiacciato”.