Ancora irrespirabile l’aria al Tribunale dell’Aquila dopo l’incendio di giugno scorso, i magistrati scrivono al Ministero della Giustizia
L’AQUILA – Ancora irrespirabile l’aria al Tribunale dell’Aquila, chiuso in seguito all’incendio divampato il 22 giugno scorso nella sala dei server e riaperto oggi senza sanificazione, senza le certificazioni che attestino la bonifica dell’edificio e dei sistemi di areazione, e senza attestazioni di salubrità dell’aria. Le condizioni inaccettabili sono state denunciate dai magistrati del Tribunale dell’Aquila in una lettera indirizzata al Presidente della Corte di Appello, al Procuratore Generale della Repubblica, al Procuratore della Repubblica, al Ministero della Giustizia e all’Associazione nazionale magistrati.
Sebbene le fiamme si siano sviluppate al piano -2, i fumi tossici si sarebbero diffusi in tutto il palazzo tramite i condotti di areazione. Si legge nella missiva: “Alle SS.LL., al Procuratore della Repubblica, anche quale titolare dell’azione penale, di voler cortesemente fornire con urgenza i chiarimenti richiesti (con la necessaria documentazione di sostegno), per poter garantire che la piena ripresa delle attività lavorative all’interno del Palazzo di Giustizia possa avvenire nella massima sicurezza per tutti”.
A scatenare le rimostranze l’evidenza dei fatti: “dalla lettura delle note della Asl e dei rilievi dell’Arta emerge come, allo stato attuale, non siano stati esplicitati (e tantomeno chiariti nel dettaglio) i seguenti punti essenziali: le tipologie di intervento di bonifica (se, a titolo di esempio, i filtri del sistema di areazione sono stati semplicemente puliti o sono stati sostituiti); se ed in che modo gli ambienti di lavoro (aule di udienza, stanze dei magistrati e del personale amministrativo, armadi, cancellerie, corridoi, bagni, spazi comuni) siano stati sanificati dopo le operazioni di bonifica (non risulta depositata, ad oggi, una relazione conclusiva dei lavori effettuati da parte della ditta incaricata per la sanificazione); quali sono stati i punti in cui sono stati fatti i prelievi in ciascun piano dell’edificio (ciò non consente di apprezzare la completezza e l’esaustività del campionamento effettuato, anche in considerazione del fatto che, ancora oggi, in diversi degli ambienti del Palazzo di Giustizia, persiste l’irrespirabilità dell’aria); se esiste una certificazione di salubrità attuale di tutte le aule di udienza prive di finestre (risulta effettuato il campionamento solo delle aule A e I, peraltro realizzato prima dell’areazione forzata degli ambienti e, dunque, con risultato non più attuale)”, scrivono i magistrati.
Sottolineando, inoltre, che “appare indispensabile anche chiarire quali misure di contenimento, sicurezza e prevenzione sono state previste per la realizzazione degli interventi di ripristino della piena funzionalità della sala server che verranno realizzati all’interno del Palazzo di giustizia nel quale, a partire dal 8.7 .24, è stato disposto il rientro”.
E continua la lettera: “Si rappresenta, inoltre, che in data odierna, al rientro nel Palazzo di Giustizia, si è potuto constatare che quasi tutti i locali (stanze dei magistrati, cancellerie, aule di udienza, spazi comuni) non soltanto non risultano igienizzati, ma non sono stati neanche superficialmente puliti. Tale circostanza è stata ampiamente documentata con riprese fotografiche di cumuli neri di polvere spazzata da alcune stanze e tracce nere rinvenibili a seguito di un mero passaggio di carta assorbente sulle forniture in uso in ufficio”.
Nonostante lo stabile che ospita il Palazzo di Giustizia sia di proprietà del Comune dell’Aquila, si apprende da fonti Ansa che la manutenzione degli ambienti “dipende direttamente dagli uffici giudiziari ed è di competenza di aziende individuate dal Ministero della Giustizia”.