Cardinale: «Il presidente non cita mai fonte di finanziamento e annualità, mentre incravatta l’ente con 12 milioni di mutuo a carico del bilancio provinciale»
TERAMO – «L’amministrazione guidata da Diego Di Bonaventura ha lasciato a questa amministrazione circa 250 milioni di finanziamenti», dichiara il consigliere di opposizione in provincia di Teramo, Lanfranco Cardinale. «Oggi, l’amministrazione provinciale modello D’Angelo, beneficia di questo enorme risultato “selfando” su tutte le opere finanziate da noi e dalla Regione e senza mai citare fonte di finanziamento e annualità, mentre incravatta l’Ente con 12 milioni di mutuo tutti a carico del bilancio provinciale».
«Durante il lockdown, quando si è cominciato a parlare di Fondi Straordinari e non c’era nemmeno la dicitura PNRR abbiamo lanciato un progetto, “Riconnettere il territorio dialogando con i Sindaci, le Associazioni di Categoria e i Sindacati”, un progetto fatto esclusivamente con le forze professionali interne e con esperti che hanno lavorato a titolo gratuito, un percorso che ha portato a redigere oltre 40 schede progettuali che poi sono diventate patrimonio della Provincia quando si è trattato di chiedere i finanziamenti e degli stessi Comuni che si sono ritrovati schede progettuali a misura di quello che chiedeva l’Europa».
E torna poi ad attaccare il presidente D’Angelo: «Questi 12 milioni peseranno per anni sul bilancio dell’Ente, per non parlare del sapore fortemente elettoralistico dei Comuni scelti per l’elenco delle opere a mutuo. Il Presidente in Consiglio liquida sempre allo stesso modo le nostre richieste di informazioni “in 25 anni in Provincia non si è fatto nulla e adesso lo faccio io”. Quindi da Ruffini in poi in questo Ente non si è fatto nulla. Certo per percorrere altre strade ci vuole una capacità di dialogo istituzionale, di rispetto e anche di presenza dentro l’Ente, di lavoro costante con gli uffici: una presenza rarefatta da parte di questa maggioranza e il risultato è un indebitamento mostruoso che non si ricordava da decenni. A questo punto penso che, come parte politica, dobbiamo rimproverarci una enorme colpa: quella di aver agito con troppa prudenza e con troppo rispetto per le tasche dei cittadini».