Dal 2017 a oggi, l’amministrazione Biondi ha speso 37 milioni di euro in cultura. Il Pd aquilano solleva non poche perplessità sulla gestione dei fondi, denunciando l’assenza frequente di bandi e gare di assegnazione
L’AQUILA – 37 milioni di euro è la cifra da monte premi che il Comune dell’Aquila ha speso dal 2017 a oggi per il comparto culturale. La notevole somma è il risultato di spese annuali da 5 milioni di euro in eventi e promozione degli stessi, sostenute dalla prima amministrazione Biondi e riconfermate dal Biondi bis.
L’Aquila, come da cronache, è destinataria di ingenti finanziamenti pubblici, volti principalmente a favorire la ricostruzione. Di fronte alla condizione ancora critica in cui versa l’industria culturale del capoluogo abruzzese il Pd aquilano ha sollevato non poche perplessità sulla natura degli investimenti del Comune.
Secondo i dem, nonostante “un flusso di denaro pubblico che non ha raffronti possibili con nessuna città italiana, se rapportato al numero di abitanti – si legge in una nota – Somme da capogiro sono state elargite, per lo più, in via diretta, senza predisporre bandi; risorse pubbliche sono state erogate ad Istituzioni e associazioni come fossero una concessione, e solo agli amici o a chi si dimostrava tale. Altre realtà sono rimaste escluse, con una strategia chiara che ha premiato meccanismi di cooptazione e di controllo diretto sulle realtà culturali della città. A lasciare interdetti, poi, è che le somme sono state impegnate, per una percentuale rilevantissima, in palchi e strutture, oltre che in comunicazione, premiando società note in un conflitto di interessi neanche celato”.
E chiamano in causa la gestione delle risorse per la Perdonanza: “Una volta che le risorse saranno terminate, e mai più capiterà di averne così tante, sul territorio non sarà rimasto nulla, se non il ricordo di serate immortalate nei video del sindaco e della sua squadra di propaganda. La Perdonanza tornerà quella di prima, da realizzarsi con meno della metà dei fondi che si sono potuti impegnare in questi ultimi anni”.
Per i dem, “altrove, e con risorse neanche paragonabili, si è stati in grado di ideare Festival e kermesse che, con gli anni, sono diventati appuntamenti di carattere nazionale e internazionale capaci di attirare migliaia e migliaia di persone: il Festival dei Due Mondi a Spoleto, il Festival della Letteratura a Mantova, La Notte della Taranta a Melpignano, solo per citare alcuni eventi diversissimi tra loro. Qui, non si è stata capaci di realizzare un evento che potrà reggersi sulle sue gambe, chiusi i rubinetti delle risorse pubbliche. Qui, non si è stati in grado di favorire la nascita di nuove realtà, giovani e sperimentali, di restituire una rinnovata vitalità al tessuto culturale cittadino, di attirare realtà di profilo nazionale e di esportare altrove produzioni di riconosciuta qualità”.
Il Pd parla inoltre di “un ritorno economico e sociale limitatissimo – e concludono – Ci auguriamo che almeno sul riconoscimento di Capitale della Cultura 2026, con la sovvenzione di 1 milione di euro che impallidisce dinanzi alle risorse impegnate in questi anni, si possa attivare un meccanismo virtuoso, fatto di partecipazione vera e di confronto, fatto di capacità progettuale e di pianificazione di un evento che, speriamo, possa dare finalmente una vera visibilità nazionale alla città. Per il resto, ci sarebbe da dare spiegazioni alla città su come sono stati spesi fondi pubblici ingentissimi. E forse ci sarebbe da vergognarsi un po’”.