L’uomo si è giustificato, tramite il suo avvocato, spiegando che il dispositivo era di proprietà di un compagno di cella e che lo stava utilizzando per mantenere i contatti con moglie e figli, in una fase delicata della sua vita
SULMONA – Tredici mesi e dieci giorni di reclusione più il pagamento delle spese processuali. È questa la pena inflitta dal giudice, Francesca Pinacchio, ad un detenuto del carcere di Sulmona, finito alla sbarra per aver introdotto un telefono cellulare dietro le sbarre. I fatti risalgono al 2022 quando, secondo l’accusa, l’uomo era stato sorpreso dagli agenti penitenziari mentre telefonava dalla sua cella. Il recluso si è giustificato, tramite il suo avvocato, spiegando che il dispositivo era di proprietà di un compagno di cella e che lo stava utilizzando per mantenere i contatti con moglie e figli, in una fase delicata della sua vita, viste le problematiche psichiatriche documentate. Ciò non è bastato per evitare la condanna. Il fenomeno dei telefoni dietro le sbarre resta attuale nel carcere peligno dove, solo dall’inizio dell’anno ad oggi, ne sono stati sequestrati 14.