Abete: «Abbiamo incontrato tantissimi ragazzi e studenti, perché parlare di disagio e difficoltà aiuta ad annullare quella sensazione di solitudine, così ti senti più forte»
TERAMO – #NonCiFermaNessuno è la campagna sociale portata avanti ormai da 10 anni dal noto inviato di Striscia La Notizia, Luca Abete, che oggi è arrivato anche all’università degli Studi di Teramo. Una campagna ideata con il principale obiettivo di incoraggiare i giovani studenti a superare le difficoltà attraverso l’amore che, prima che dagli altri, deve venire proprio da sé stessi. L’approccio innovativo del format sta nel focus puntato non sulla ricerca del successo a ogni costo ma sull’analisi delle sconfitte, delle difficoltà e delle paure. Ad accoglierlo oltre al Magnifico Rettore Dino Mastrocola, tutti gli studenti dell’UniTe per unirsi nel claim di quest’anno “Impariamo ad Amarci”.
Quella di Teramo è la quarta tappa del viaggio di Abete, arrivato alla decima edizione. Nel 2018 ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oltre a godere del patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca, della Conferenza dei Rettori e, da quest’anno, della collaborazione dell’Ordine Nazionale degli Psicologi. Il claim di questa edizione, “Impariamo ad Amarci”, è un invito agli studenti a volersi bene e a guardare al futuro con maggiore ottimismo. L’obiettivo, in questo primo decennio di attività, non è mai mutato attraverso la modalità del talk: ascoltare gli studenti e carpirne le esigenze in un contesto in continua evoluzione.
Dieci sono le tappe del tour previste nel 2024. Il viaggio, appena partito, terminerà a dicembre e toccherà da nord a sud le maggiori università italiane. «Abbiamo incontrato tantissimi ragazzi e studenti, perché parlare di disagio e difficoltà aiuta ad annullare quella sensazione di solitudine, così ti senti più forte», ha detto Luca Abete. «Il claim è “Impariamo ad Amarci” perché è un invito a ripartire da sé stessi. È il punto di partenza che poi ricade su tutto ciò che abbiamo intorno. Come possono i ragazzi farsi apprezzare se non lo fanno prima loro?».