Simonetta de Blank commenta anche l’esplosione della centrale idroelettrica: «Immagino cosa stiano passando le madri, i figli, le mogli di quei poveri operai di Suviana»
FIRENZE – Sono passati due mesi dal tragico incidente del crollo del cantiere dell’Esselunga di Firenze ma ci sono voci che ancora non si spengono e probabilmente non lo faranno mai. Una tra le tante, è quella dei famigliari di Luigi Coclite, il 60enne originario di Montorio al Vomano che era andato da tempo a vivere a Collesalvetti, vicino Livorno, che insieme ad altri quattro lavoratori non ce l’ha fatta. «La morte di mio fratello chiede giustizia», ha dichiarato la sorella di Luigi Coclite, Simonetta de Blank, «e per il momento non ne abbiamo ricevuta. Era un professionista, un mastro artigiano, che insegnava il lavoro agli operai più giovani: Luigi è morto per l’errore di qualcuno, e adesso pretendiamo la verità, dopo due mesi di silenzi e poco altro. Ho perso una parte di me. È stato un padre e un fratello, mi ha cresciuta».
«Non ho parole», aggiunge commentando la tragedia che nelle ultime ore ha scosso l’Italia, l’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi al Lago di Suviana, «appena ho saputo della vicenda di Suviana ho subito pensato a mio fratello Luigi. I contesti, però, sono molto differenti, perché nel cantiere di via Mariti c’erano operai non preparati, che non dovevano neanche trovarsi lì. Resta il fatto che non si può continuare a morire sul lavoro». Simonetta stava aprendo il negozio quando è stata chiamata dalla moglie di Luigi che le ha dato la brutta notizia. «Sono momenti che non riesco a cancellare dalla mia mente, purtroppo. Immagino cosa stiano passando le madri, i figli, le mogli di quei poveri operai di Suviana. C’è impotenza, rabbia, ti chiedi ‘perché?’. Ma non riesci a darti risposte valide, e fin’ora nessuno è riuscito a fornircene».