Il Presidente della Regione e del Gruppo dei Conservatori e riformisti europei ha presentato il suo documento di lavoro alla Commissione Politica di coesione territoriale e bilancio dell’UE
BRUXELLES – “Per funzionare, la doppia transizione ecologica e digitale deve essere socialmente giusta e non deve in alcun modo compromettere lo sviluppo economico dei nostri territori”. Così Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo e del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR), presentando il suo documento di lavoro alla Commissione Politica di coesione territoriale e bilancio dell’UE (COTER) del Comitato europeo delle Regioni (CdR).
Il presidente Marsilio ha osservato come l’ambiziosa transizione dell’Unione Europea verso un’economia sostenibile e climaticamente neutra ha implicazioni sempre più profonde per le regioni, i lavoratori e le industrie europee, soprattutto nelle regioni che dipendono dai combustibili fossili e dalle industrie ad alta intensità energetica. Un’attenzione particolare viene rivolta dal Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei al mondo agricolo, con la richiesta di accompagnare le politiche relative al settore da studi di fattibilità “perché senza una valutazione completa dell’impatto che l’attuazione del Green Deal avrà sull’agricoltura si rischia di mettere in ginocchio un intero settore”.
Il Presidente Marsilio ha espresso il suo impegno nel formulare un parere che impegni la prossima Commissione europea a destinare i fondi necessari affinché le regioni maggiormente colpite dalla duplice transizione non vengano lasciate sole ad affrontare un fenomeno che potrebbe avere conseguenze drammatiche per il loro tessuto economico-industriale. Nella transizione ecologica attualmente in discussione in Europa, ha ribadito Marsilio, va affermato il valore della neutralità tecnologica. “Se così non fosse ci troveremo dinanzi ad un grave e pericoloso fallimento culturale, che avrebbe delle inevitabili ripercussioni anche in ambito industriale”.
In questo contesto ha citato le sfide affrontate dal settore automobilistico e dalla crescente concorrenza dei produttori cinesi che possono contare su pesanti sussidi statali. “L’Europa soffre già un grave ritardo in termini di competitività rispetto ad altri grandi player internazionali, e invece di lavorare per colmare questo gap tutelando le proprie eccellenze industriali, ci sembra che continui a darsi la zappa sui piedi con certe decisioni molto discutibili come quella di indirizzare il futuro dell’industria automobilistica verso l’uso dei soli veicoli elettrici al momento prodotti in gran parte fuori dall’Europa, con tecnologie e materie prime critiche in cui l’Europa è meno competitiva di Cina e Stati Uniti”.