Per la neocostituita associazione l’area è a tal punto inquinata da richiedere un’attività di bonifica importante, da non poter rispettare le scadenze legate al PNRR
TERAMO – Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa dell’associazione Ambiente e Sicurezza Città di Teramo sul biodigestore, come era stato annunciato nei giorni e dopo che ieri, al riguardo, è intervenuto il presidente della Teramo Ambiente Sergio Saccomandi. «Lo stato di grave inquinamento del sito di Carapollo è un dato certo», ha dichiarato questa mattina Antonella Gallo, presidente della neo costituita, illustrando le criticità riscontrate dall’associazione legate al progetto del biodigestore previsto proprio in quell’area.
L’associazione ha evidenziato come il Comune si trovi ora costretto ad avviare una bonifica ambientale che, secondo Gallo, sarebbe dovuta partire almeno un anno fa, proprio a causa del grave tasso di inquinamento. Con il tempo che stringe e una scadenza fissata al 30 giugno 2026 per l’utilizzo dei fondi PNRR, «il rischio concreto – ha affermato – è di perdere completamente il finanziamento».
Per l’avvocato Gallo, portare a termine nei tempi previsti l’intera operazione, che comprende la bonifica di 10mila metri cubi di terreno, la rimozione del vecchio inceneritore e la realizzazione del nuovo impianto, è da considerarsi irrealistico. L’associazione non si oppone al biodigestore in sé, ma contesta la scelta dell’area: «Noi non siamo contrari all’impianto, ma alla sua localizzazione a Carapollo. Spostandolo, ad esempio, a contrada Gattia, si manterrebbero i requisiti di premialità del PNRR, ma l’intervento di bonifica sarebbe molto più contenuto».
L’associazione ha inoltre annunciato l’intenzione di presentare un esposto in Procura entro la fine del mese, motivato anche da gravi criticità legate alla viabilità. «Le vie di accesso all’area sono due – ha spiegato Gallo – una passa per il ponte a catena e l’altra per Villa Pavone. Il ponte a catena è a rischio crollo: è un fatto documentato. Per questo chiederemo che venga chiuso».
«Ci auguriamo – ha concluso – che l’amministrazione comunale e la Teramo Ambiente prendano finalmente atto che l’area di Carapollo non è idonea, e che esiste un rischio concreto, anzi, una certezza, di perdere i fondi PNRR se si insisterà su questa scelta».