Architettura sostenibile: apre il primo resort in terra cruda della Penisola iberica, tra i progettisti l’aquilana Caterina De Viti

23 Marzo 2025
4 minuti di lettura
Caterina De Viti, foto di Gil Chagas

Tra i progettisti del primo resort di lusso in terra cruda portante e antisismico della Penisola iberica, l’aquilana Caterina De Viti

L’AQUILA – All’insegna dello sviluppo ecosostenibile e dell’innovazione architettonica, in Portogallo è stato inaugurato nei giorni scorsi il Gandum Village Boutique Hotel, il primo resort di lusso della Penisola iberica il cui edificio principale è stato costruito completamente in terra cruda, inclusa la struttura portante. Situato nel sud del Portogallo, a Montemor-o-novo, antico borgo della soleggiata valle dell’Alentejo, Gandum Village è antisismico, dotato di pannelli fotovoltaici e di impianto di riutilizzo delle acque grigie e di quelle piovane.

Insomma, un sogno architettonico che unisce il basso impatto ambientale ad un’esperienza ricettiva di altissimo livello. Ma cosa c’entra con la nostra regione? Ebbene, tra i progettisti del Gandum Village Boutique Hotel c’è anche Caterina De Viti, talentuosa ingegnera edile originaria di Fossa, in provincia dell’Aquila, e specializzata in costruzioni sostenibili.

Affascinato dalla promessa di lusso ecosostenibile, e ancor di più dalla possibilità di impiegare materiali a impatto zero nella realizzazione di edifici antisismici, Abruzzo Speciale ha raggiunto per voi De Viti, tra i campi di ulivi e sughero dell’Alentejo.

“In un futuro segnato dalla scarsità di risorse e dall’urgenza di ristabilire il ciclo delle emissioni di carbonio, la scelta dei materiali da costruzione non può più essere secondaria – illustra ai nostri microfoni De Viti – Oggi, l’edilizia è responsabile di circa il 30% delle emissioni globali, rendendo essenziale l’uso di materiali locali, a basso impatto e completamente riciclabili. La terra cruda risponde perfettamente a questa esigenza. È un materiale presente ovunque, facilmente estraibile a costo ridotto e, in molti casi, è addirittura un sottoprodotto degli scavi e delle demolizioni, che altrimenti richiederebbe costi per lo smaltimento. Allora, perché non riutilizzarla? La terra cruda è locale, sostenibile, a zero emissioni di carbonio e riciclabile al 100%, all’infinito. Se vogliamo ridurre l’impatto dell’edilizia sul pianeta, materiali come la terra cruda non sono solo un’opzione: sono una necessità”.

Classe 1992, Caterina ha conseguito la laurea con lode in Ingegneria Edile e Architettura presso l’Università di Bologna, con tesi sulle costruzioni in terra cruda realizzata in Portogallo, all’Università Nova di Lisbona. Da circa cinque anni vive e lavora a Montemor-o-novo ed è parte dello studio Cru Atelier, assegnatario, per l’appunto, dello sviluppo e della realizzazione del resort da oltre 2 milioni di euro.

Come spiega ad Abruzzo Speciale De Viti, “il progetto del Gandum include la riabilitazione di due edifici tradizionali con un’area di 641 m² e la costruzione di un nuovo edificio in pisé, detto ‘taipa’ in portoghese, una tecnica costruttiva tradizionale della zona che utilizza la terra cruda per realizzare pareti portanti. Si tratta di un’area di 1.172 m² dove le pareti in pisé poggiano su una fondazione continua e sono rinforzate da una trave di coronamento in cemento armato che assicura la stabilità e la resistenza della struttura, mantenendo il materiale naturale come protagonista nella costruzione. Questa struttura, dotata di 18 stanze e spazio di coworking, prende il nome di ‘claustro’. Nella realizzazione del progetto abbiamo combinato la conservazione del patrimonio con l’innovazione strutturale, rispettando le preesistenze e integrando materiali e tecniche sostenibili”.

“La terra cruda – continua De Viti – offre numerosi vantaggi rispetto ad altri materiali da costruzione, poiché unisce prestazioni ambientali, comfort abitativo e durabilità. È inoltre un eccellente regolatore igrometrico, assorbendo e rilasciando umidità per mantenere un ambiente interno salubre e confortevole. Grazie alla sua elevata inerzia termica, garantisce un’ottima stabilità climatica negli edifici, mantenendo gli spazi freschi d’estate e caldi d’inverno, riducendo così il fabbisogno energetico per il riscaldamento e il raffreddamento dell’ambiente. Altro aspetto fondamentale è poi la sua compatibilità con i materiali tradizionali del patrimonio architettonico, come in Portogallo sono la pietra, la calce e il legno, motivo per cui diviene ideale sia per interventi di restauro che per nuove costruzioni che possano dialogare con il contesto storico”.

Nel caso specifico del Hotel Gandum, “ristrutturare ciò che già esisteva e costruire il nuovo in taipa, anziché in mattone tradizionale, ha permesso una riduzione significativa delle emissioni di CO2. L’uso della taipa ha infatti consentito di abbattere le emissioni di circa 127.110 kg di CO2, ovvero l’equivalente della piantagione di ben 5.839 alberi, contribuendo così in modo concreto alla lotta contro i cambiamenti climatici e alla sostenibilità ambientale”.

Materiale da costruzione tipico delle tradizioni architettoniche povere, la terra cruda è diffusa anche in Italia, soprattutto in Piemonte, Sardegna, Puglia e nel nostro Abruzzo, principalmente a Casalincontrada, in provincia di Chieti.

Di fronte alla forte presenza di edifici in terra cruda, tanti dei quali con strutture portanti costruiti con la tecnica del ‘massone’, nel borgo chietino si terrà a settembre la XXIX Festa della Terra Cruda. Le case in terra cruda di Casalincontrada sono inoltre state censite dal Centro di Documentazione della Terra Cruda (CED Terra), di cui l’ultimo realizzato lo scorso agosto.

Ad oggi, tuttavia, le norme antisismiche italiane vietano l’impiego della terra cruda nelle strutture portanti. Eppure, Portogallo, come l’Italia, è zona a rischio sismico e soggetta periodicamente a gravi dissesti idrogeologici.

“Se progettata correttamente, con rinforzi adeguati e dettagli costruttivi studiati, la terra cruda può essere una soluzione valida anche in contesti sismici, offrendo sostenibilità, comfort e resistenza – dichiara ad Abruzzo Speciale De Viti – Studi condotti in diverse aree ad alto rischio sismico hanno dimostrato che, in molti casi, le costruzioni in terra cruda hanno resistito meglio rispetto agli edifici in cemento armato e ad altre tecniche strutturali moderne. Ovviamente è fondamentale adottare le giuste tecniche costruttive in base alle caratteristiche del territorio”.

Per quanto riguarda le situazioni di dissesto idrogeologico, secondo l’ingegnera esperta di costruzioni sostenibili, “sono fenomeni complessi che dipendono da una serie di fattori, tra cui il tipo di terreno, le precipitazioni e la gestione del territorio. Le costruzioni in terra cruda, pur non presentando vantaggi specifici rispetto ad altri metodi costruttivi in relazione alla resistenza diretta a fenomeni di dissesto idrogeologico, possono comunque contribuire a ridurre l’impatto ambientale”.

“Per le caratteristiche morfologiche dell’Abruzzo, non consiglierei la taipa – dice De Viti – tuttavia c’è una possibilità letteralmente infinita di altre tecniche in terra cruda adattabili alla regione. Si tratta, dopotutto, di tecniche fortemente legate al luogo, non puoi trapiantarle dovunque in maniera slegata dal contesto. Proprio a Casalincontrada, possiamo vedere come la tecnica prediletta dal territorio abruzzese sia quella del ‘massone’, detta ‘cob’ in inglese, una tecnica molto diffusa anche nel nord della Francia e in Inghilterra”.

Altro da

Non perdere