Nel sito abruzzese cresce l’allarme: tra assenza di nuove commesse, chiusura di una linea produttiva e 147 esuberi previsti, il futuro dello stabilimento resta appeso a un filo. Sindacati e lavoratori chiedono risposte immediate all’azienda e alle istituzioni
SULMONA – Alla Marelli di Sulmona si respira un clima di crescente preoccupazione. I lavoratori si preparano a una nuova giornata di sciopero, fissata per il 28 marzo, aderendo alla mobilitazione nazionale indetta da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil per riaprire il tavolo delle trattative con Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, una trattativa ferma ormai da novembre. Ma qui, nella fabbrica peligna, la posta in gioco è ancora più alta: non si tratta solo di ottenere migliori condizioni salariali, ma di difendere il futuro stesso dello stabilimento.
Le richieste avanzate dai lavoratori sono chiare e ben definite: un aumento salariale di 280 euro mensili distribuiti su tre anni, una riduzione dell’orario di lavoro, maggiori tutele per la sicurezza e nuovi investimenti. Eppure, finora, le risposte da parte dell’azienda sono state assenti. Intanto, la situazione continua a peggiorare. Alla mancanza di nuove commesse si aggiunge la chiusura, prevista entro fine anno, della linea produttiva dell’Alfa Romeo Stelvio, con il rischio concreto di 147 esuberi su un totale di 444 dipendenti. Una prospettiva che fa crescere l’ansia tra le tute blu dello stabilimento.
I sindacati insistono sulla necessità di un intervento immediato per scongiurare il peggio, chiedendo garanzie sulla continuità produttiva e sulla salvaguardia dell’occupazione. La Marelli di Sulmona è impegnata in una battaglia sindacale che si preannuncia ancora lunga e difficile, mentre lavoratori e famiglie restano in attesa di risposte concrete da parte dell’azienda e delle istituzioni.