Il Tribunale ha accolto quasi integralmente le richieste dell’accusa. La pm della Procura per i minorenni dell’Aquila, Angela D’Egidio, aveva chiesto condanne a 20 e 17 anni per i due imputati, accusati di omicidio volontario con le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi
L’AQUILA – Condanne a 19 anni e 4 mesi e a 16 anni di reclusione per i due minorenni accusati dell’omicidio del sedicenne Christopher Thomas Luciani, “Crox” per gli amici, ucciso con 25 coltellate il 23 giugno 2024 nel parco Baden Powell di Pescara. La condanna arriva con lo sconto di un terzo della pena come previsto dal rito abbreviato. La sentenza, emessa oggi dal Tribunale per i Minorenni dell’Aquila al termine del processo con rito abbreviato che si è svolto a porte chiuse, ha riconosciuto l’omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. La pm della Procura della Repubblica per i minorenni dell’Aquila, Angela D’Egidio, aveva chiesto 20 e 17 anni.
Il giudice ha inflitto 19 anni e 4 masi al ragazzo che ha sferrato le prime dieci coltellate e 16 anni al complice che ha infierito con altre 15. Un verdetto che tiene conto della loro confessione, della giovane età e della riduzione di pena prevista dal rito abbreviato.
La ricostruzione del delitto
Secondo le indagini della Procura minorile, i due adolescenti – all’epoca dei fatti coetanei della vittima – avrebbero attirato Crox nel parco con la scusa di risolvere un piccolo debito di droga. Una volta appartatosi in una zona isolata, il primo aggressore, figlio di un’avvocata, lo ha colpito dieci volte alla schiena, passando poi il coltello all’amico, figlio di un carabiniere, che ha inferto altre 15 coltellate.
Dopo l’omicidio, i due giovani, insieme ad altri amici consapevoli dell’accaduto, hanno gettato l’arma in mare e trascorso la giornata in spiaggia. Il caso è venuto alla luce solo grazie alla confessione di uno degli amici, che ha raccontato tutto al padre.
Nel corso del processo è emersa anche una perizia psichiatrica su uno dei due imputati, chiesta dalla difesa in virtù di un gesto autolesionistico compiuto in passato. Gli esperti incaricati hanno descritto il ragazzo come anaffettivo e manipolativo, ma comunque pienamente in grado di affrontare un processo.
Con questa sentenza, il Tribunale ha accolto in larga parte le richieste dell’accusa. Ora resta da capire se la difesa deciderà di impugnare la sentenza o se rinuncerà all’appello, optando per lo sconto di pena già garantito dal rito abbreviato.