Dopo la visita a Castrogno del presidente Commissione Salute Paolo Gatti e della Garante dei detenuti Monia Scalera, insorgono le sigle sindacali
TERAMO – La situazione nella Casa Circondariale di Castrogno, a Teramo, continua a suscitare preoccupazione tra i sindacati della Polizia Penitenziaria. Dopo le dichiarazioni del Garante Regionale per i Detenuti Monia Scalera e del presidente della Commissione Sanità Paolo Gatti, che “hanno minimizzato la gravità del sovraffollamento”, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria ha replicato con fermezza, denunciando la realtà dei fatti.
Secondo il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, negli ultimi quattro mesi si sono verificati 16 episodi di aggressione ai danni degli agenti di Polizia Penitenziaria. Con 430 detenuti presenti a fronte di una capienza regolamentare di 255 posti, il sovraffollamento è pari al 160%, “una situazione insostenibile sia per i reclusi che per il personale”. Capece critica le dichiarazioni istituzionali, accusando chi minimizza il problema di non aver mai messo piede nelle sezioni detentive e di ignorare i continui segnali di allarme lanciati dal SAPPE.
Le difficoltà non si limitano al numero eccessivo di detenuti ma, come sottolineano anche le sigle sindacali OSAPP e USPP, riguardano anche la grave carenza di organico. Attualmente, il personale operativo conta 164 unità, ben 52 in meno rispetto ai 216 necessari. Questo deficit porta a turni pesanti, straordinari imposti e non retribuiti, e a un carico di lavoro aggravato dal continuo trasferimento di detenuti da istituti come Regina Coeli, aumentando le necessità di scorte per i processi e la gestione delle attività interne.
Anche il Coordinamento Codice Rosso ha espresso forti preoccupazioni, sottolineando come Castrogno sia tra gli istituti con il maggior numero di decessi in carcere: 4 morti in meno di cinque mesi su un totale nazionale di 87. Le condizioni igienico-sanitarie sono definite drammatiche, con una struttura fatiscente, celle prive di acqua calda e un sistema sanitario carente. I detenuti con patologie gravi, come tumori, diabete e disturbi psichiatrici, non ricevono cure adeguate, mentre si denuncia l’uso eccessivo di psicofarmaci somministrati da personale non qualificato.
Secondo il Coordinamento, il carcere di Castrogno è ormai diventato un distaccamento di Regina Coeli, con costi elevati per la Regione Abruzzo e un peggioramento generale delle condizioni di detenzione. Sono state presentate tre interrogazioni parlamentari e una regionale, mentre è in corso una richiesta di interrogazione a livello europeo. Il Coordinamento Codice Rosso ha già discusso la questione con il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, affiancato dai familiari delle vittime, e chiede un intervento immediato per migliorare la situazione.