Ad affermarlo è un rapporto realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere, che riporta un miglioramento del fatturato e dell’export al Sud
PESCARA – Tra le regioni del Mezzogiorno, l’Abruzzo si conferma quella che esprime la maggiore attrattività verso le medie imprese, seguito dalla Campania e dal Molise. È quanto emerge dal rapporto La competitività delle medie imprese del Mezzogiorno tra percezione dei rischi e strategie di innovazione, realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere, presentato oggi a Bari, che registra un miglioramento del fatturato e dell’export al Sud, un peggioramento per entrambi i fattori al Centro Nord.
Una realtà produttiva che nel Meridione conta 431 società manifatturiere di capitali a controllo familiare, ciascuna con una forza lavoro compresa tra 50 e 499 unità e un volume di vendite tra i 17 e i 370 milioni di euro. Nel 2023 il loro fatturato è aumentato del 2,7%, contro un calo del 3,6% di quelle del Centro Nord, mentre l’export è salito del 4,4%, a fronte di una diminuzione del 2,1% delle altre. A fare la differenza sono anche gli investimenti nelle tecnologie 4.0 avviati o programmati entro il 2026 dall’87,3% delle medie imprese del Mezzogiorno (contro l’82,1% delle altre).
Inoltre, il 41,3% inizierà ad investire nell’intelligenza artificiale nei prossimi tre anni (contro il 37,5%), non solo per migliorare le attività, ma anche per realizzarne di nuove e più innovative, anche grazie alle risorse previste dal Pnrr. Risultati positivi, dunque, quelli registrati nel periodo 2013-2022 con un fatturato aumentato del 71,2% rispetto al 59,7% delle imprese del Centro-Nord, produttività cresciuta del 33,4% rispetto al 29,1% del resto d’Italia e competitività aumentata di 26 punti percentuali (+13,9 p.p. le altre aree), con un incremento significativo della forza lavoro (+29,6% vs +22,3%). Numeri significativi, si legge nel report, che sono ancora più rilevanti se si considera che sono stati conseguiti nonostante una pressione fiscale che ha penalizzato le società quotate in un mercato azionario caratterizzate da media capitalizzazione. Il tax rate medio del decennio è pari al 31,3% contro il 28,5% degli altri territori. Se ad esse fosse stata imposta la medesima tassazione delle imprese del Centro-Nord, avrebbero risparmiato 220 milioni di euro nel decennio. Difficoltà, però, emergono nel trovare personale con profili adeguati, condizione che rischia di diventare il principale ostacolo alla crescita delle medie imprese, per questo al Sud un’impresa su tre assumerà stranieri.