DISANGRO: fusioni vernacolari tra electro folk e blues nel disco del musicista lancianese

9 Dicembre 2024
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Il primo disco di DISANGRO, nome d’arte del musicista lancianese Costantino Polidoro, unisce suoni mediterranei, elettronica e poesie dialettali in un mix di tradizione e innovazione

VILLA SANTA MARIA – L’amore per le atmosfere del Mediterraneo orientale e gli strumenti a corda ha dato vita al primo disco di DISANGRO, nome d’arte del musicista lancianese Costantino Polidoro. Un progetto che nasce dall’influenza di un vecchio bouzouki, dono d’infanzia ricevuto a Salonicco, e una raccolta di poesie in dialetto lancianese del poeta Pietro Mammarella. La fusione di suoni mediterranei, elettronica e ricordi delle origini è stata presentata sabato scorso a Villa Santa Maria (Chieti) durante l’evento “Le produzioni musicali dialettali in Abruzzo, tra tradizione e innovazione”, organizzato dalla Fondazione Peppino Falconio in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo.

L’evento ha visto la partecipazione di Mimmo Locasciulli che ha elogiato l’innovazione musicale di DISANGRO: “Sono un figlio dell’Abruzzo e sono contento di aver incontrato a Villa Santa Maria gente che ha il coraggio di proporre qualcosa di nuovo come DISANGRO”.

DISANGRO ha presentato brani dal suo disco, tra cui ‘Me voje fa’ nu sonne’, ‘N’se’tu’, ‘Rondini’, accompagnato dalle atmosfere electro folk e blues. L’incontro musicale è stato preceduto da un racconto di Michele Avolio sull’Abruzzo in musica vernacolare, che da oltre quarant’anni si occupa di ricerca etno-musicale.

“La mia è stata una relazione suonata e cantata, basata sulle mie ricerche e percorsi di sperimentazione. Quando DISANGRO mi ha proposto il suo progetto, ho rivisto il mio percorso nella sua proposta, che fonde la ricchezza della tradizione con uno sguardo oltre le definizioni stereotipate,” ha affermato Avolio.

DISANGRO ha spiegato come il disco sia nato da ricordi d’infanzia, amore per i luoghi natali e i sapori del Mediterraneo, trasformando i limiti tecnici in risorse creative. “Tutto è stato composto, suonato e registrato da me utilizzando strumenti a corde, un computer e un solo microfono. Il lavoro sulle poesie di Pietro Mammarella mi ha fatto riflettere sul destino e mi ha spinto a condividere elementi della mia sfera privata,” ha concluso DISANGRO.

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