Terremoti, la mappa delle zone a rischio: l’Abruzzo tra le regioni dove l’attività sismica è più frequente

6 Dicembre 2024
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La nuova Carta evidenzia una sismicità diffusa lungo tutta la dorsale appenninica, con eventi, colorati in giallo, concentrati prevalentemente negli strati più superficiali della crosta terrestre (entro i 15 km di profondità)

L’AQUILA – L’Abruzzo si conferma una delle regioni italiane più esposte al rischio sismico. È quanto emerge dalla nuova Carta della Sismicità 1999-2024, pubblicata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che offre una panoramica completa e dettagliata dei terremoti che hanno colpito la regione negli ultimi 25 anni, fornendo preziose informazioni per la prevenzione e la mitigazione dei rischi.

Tra il 1° gennaio 1999 e il 31 agosto 2024, la Rete sismica nazionale Integrata dell’INGV ha registrato oltre 72.000 eventi sismici con magnitudo pari o superiore a 2.0. IN Abruzzo sono stati numerosi gli eventi sismici, molti dei quali legati a grandi sequenze che hanno segnato la storia recente della regione. Tra questi, spicca il tragico terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, di magnitudo stimata 6.1, che ha avuto un impatto devastante sulla città e le aree limitrofe, provocando danni gravissimi: 309 vittime, 1.600 feriti e oltre 70.000 sfollati. Questo evento è stato uno dei più significativi dell’intero territorio nazionale dal punto di vista scientifico, per la sua magnitudo e per l’ampiezza degli effetti sul suolo e sugli edifici.

La nuova Carta evidenzia inoltre una sismicità diffusa lungo tutta la dorsale appenninica, con eventi, colorati in giallo, concentrati prevalentemente negli strati più superficiali della crosta terrestre (entro i 15 km di profondità). Questa peculiarità contribuisce ad amplificare gli effetti dei terremoti sull’ambiente e sugli insediamenti umani, come si è osservato non solo nel 2009, ma anche durante la sequenza sismica del Centro Italia del 2016-2017, che ha coinvolto zone di confine con l’Abruzzo, come ad esempio Montereale e Capitignano.

L’area del Tirreno centro-meridionale è invece caratterizzata da eventi sismici identificati con il colore blu, a indicare ipocentri profondi anche centinaia di chilometri sotto la superficie del mare in una zona caratterizzata dal fenomeno della subduzione dell’Arco calabro, con una delle due placche che scorre sotto l’altra, sprofondando nel mantello sottostante. Interessante anche l’elevata sismicità evidenziata nelle aree vulcaniche siciliane, in particolare l’area dell’Etna, e campane, con i Campi Flegrei che, soprattutto negli ultimi mesi, hanno fatto registrare terremoti di magnitudo superiore a 4.0.

Con la nuova Carta della Sismicità è stato pubblicato anche il grafico dell’andamento del numero annuale di terremoti di magnitudo pari o superiore a 2.0 dal 1999 al 2024. L’istogramma evidenzia come gli anni in cui è stato registrato un numero maggiore di terremoti coincidono con quelli delle sequenze sismiche più rilevanti degli ultimi 25 anni: 2009 (L’Aquila), 2012 (Emilia) e 2016-2017 (Centro Italia).

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