Arta, aria pulita in Abruzzo: usate le piantine di tabacco per monitorare l’ozono

3 Dicembre 2024
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I risultati di uno studio condotto insieme all’Università di Pisa hanno rilevato concentrazioni del gas tali da provocare danni di entità medio-bassa

PESCARA – In Abruzzo l’ozono non rappresenta una minaccia immediata di grande entità, ma i suoi effetti, sebbene limitati, si distribuiscono uniformemente su tutto il territorio regionale. Questa peculiarità rende indispensabile un monitoraggio costante e preciso, che non si limiti ai metodi tradizionali come le stazioni di rilevamento, ma che si avvalga di tecniche innovative di biomonitoraggio. Tra queste, spicca l’uso dei germinelli di tabacco, una soluzione avanzata che combina la sensibilità biologica delle piante con il rigore della ricerca scientifica.

È questo il cuore dello studio condotto dall’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente (Arta) dell’Abruzzo in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa. Presentato alla prestigiosa Conferenza internazionale IABEP 2024 (The International Association for Biomonitoring of Environmental Pollution), svoltasi a Lisbona, il lavoro ha catturato l’attenzione della comunità scientifica internazionale, al punto da essere considerato un modello innovativo di monitoraggio ambientale su scala regionale.

Il progetto, durato tre anni, ha utilizzato un approccio integrato, combinando i dati raccolti dalle centraline fisse per il monitoraggio della qualità dell’aria con l’osservazione diretta delle reazioni biologiche delle piantine di tabacco, particolarmente sensibili all’ozono. Le campagne si sono svolte nei mesi di luglio e agosto, quando gli stomi delle foglie sono più aperti e le piante in fase di crescita sono maggiormente esposte all’azione dell’inquinante. Grazie a questa combinazione, è stato possibile sviluppare un indice innovativo per valutare il danno fitotossico, offrendo una visione completa sull’impatto dell’ozono sugli ecosistemi.

I risultati, definiti incoraggianti, hanno rilevato concentrazioni fitotossiche di ozono tali da provocare danni di entità medio-bassa, visibili come lesioni puntiformi sulle superfici superiori delle foglie. Tuttavia, la portata limitata del danno non ha sminuito l’importanza dello studio, che ha offerto dati concreti e affidabili per supportare la pianificazione di misure preventive e di tutela ambientale.

Durante la conferenza, lo studio abruzzese è stato accolto con grande entusiasmo, emergendo come un caso di successo nel contesto del biomonitoraggio globale. L’evento, che ha riunito esperti, ricercatori e professionisti di fama mondiale, ha sottolineato l’importanza dell’innovazione e della collaborazione interdisciplinare per affrontare le sfide dell’inquinamento ambientale.

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