Oltre 6 mila visualizzazioni in meno di una settimana, sul canale YouTube, per il film documentario sull’autenticità del Guerriero di Capestrano
L’AQUILA – Il docufim trasmesso gratuitamente on line ha attratto appassionati di archeologia e curiosi di ogni età, offrendo loro l’opportunità di esplorare un’importante inchiesta che mette fortemente in crisi l’autenticità delle opere provenienti da Capestrano, trovate da un contadino del posto nel 1934, ma che si fanno risalire al VI secolo avanti Cristo.
“In tanti mi hanno chiesto di poter continuare a guardare e studiare questo lavoro. Perciò, ho deciso di lasciare il film definitivamente a disposizione di tutti”. Ha dichiarato il regista del film Alessio Consorte sottolineando che la scelta si allinea con l’impegno del regista di promuovere la cultura e la conoscenza storica, rendendo accessibili contenuti di qualità a un pubblico sempre più vasto.
A sostenere l’importanza del documentario è intervenuto anche Rocco Mazzeo, luminare e professore all’Università di Bologna, noto per la sua lunga carriera nella conservazione e nel restauro dei beni culturali, sia a livello nazionale che internazionale, collaborando con le più importanti istituzioni del settore, dal Ministero dei Beni Culturali italiano fino all’Unesco. “In questo documentario, ricerca documentaria, studi iconografici e indagini scientifiche sono ben presentate.”, con la sua approvazione, Mazzeo testimonia la validità e l’accuratezza del lavoro svolto, conferendo ulteriore valore all’iniziativa del regista e giornalista di origine pescarese.
“In attesa che il Tar fissi l’udienza per la nomina del commissario ad acta, vogliamo sottolineare che la sentenza non è stata ottemperata, come già denunciato nei mesi scorsi. Speriamo finalmente di fare chiarezza sull’esistenza di documenti ufficiali che il Ministero ha dichiarato di detenere riguardo al guerriero, alla dama e alle stele italiche, anch’esse messe in dubbio nel film,” ha commenta il regista che resta in attesa di consultare i documenti ufficiali così come previsto dal Tar.
Intanto, Consorte rilancia pubblicando una foto del guerriero, precisamente nella zona dell’epigrafe, dove la stesura di bianco di gesso si estende leggermente sul punto di rottura della statua. In un’altra area, sempre nel punto di rottura, la scolatura del bianco è piuttosto evidente. Secondo il regista, infatti, i punti di rottura sarebbero stati indotti dopo che la statua è stata scolpita e successivamente cotta al forno, per creare una finta patina per poi essere dipinta. 1