Durante una conferenza stampa di oggi pomeriggio, è emerso che le indagini geognostiche non possono riprendere
L’AQUILA – Resta ancora incerta la causa della torbidità dell’acqua all’interno del Traforo del Gran Sasso, un problema che continua a ostacolare la ripresa delle attività nella galleria e ha costretto le autorità a ritardare ulteriori interventi. Si va quindi verso la riapertura del traforo, prevista entro i prossimi due giorni, anche se la situazione rimane complessa.
Durante una conferenza stampa di oggi pomeriggio, è emerso che le indagini geognostiche non possono riprendere a causa dell’impossibilità di individuare l’origine dell’aumento della torbidità dell’acqua. La questione è stata discussa anche in una riunione con i progettisti di Italferr, l’azienda incaricata dei lavori. Al momento, le aree coinvolte sono state riconsegnate a Strada dei Parchi, l’ente che dovrà ora gestire il ripristino della circolazione in attesa di ulteriori sviluppi tecnici.
Il Commissario per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, Pierluigi Caputi, ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto da Gran Sasso Acqua nella gestione dell’emergenza, ma ha sottolineato che le indagini geognostiche rimangono fondamentali per risolvere il problema alla radice. Caputi ha inoltre ricordato l’ipotesi, già avanzata dal precedente commissario, di effettuare prelievi d’acqua attraverso perforazioni. Nel frattempo, ha chiesto a Italferr di valutare soluzioni alternative che possano contribuire a una rapida risoluzione della criticità.
La mancanza di chiarezza sulle cause del fenomeno e l’impossibilità di proseguire con le verifiche tecniche rendono la situazione ancora delicata, con il rischio di ulteriori complicazioni sul fronte della viabilità autostradale.