Reparti detentivi senza docce e acqua calda, il Sindacato di Polizia penitenziaria chiede di mettere in regola le camere di detenzione dell’Istituto ad alta sicurezza
Sulmona – “Sembrava tutto pronto e invece è drammaticamente tutto fermo al carcere di Sulmona”. Lo ha detto Mauro Nardella, vicesegretario generale del Sindacato di Polizia penitenziaria riferendosi ai progetti in cantiere per il carcere ad alta sicurezza di Sulmona (L’Aquila) “esecutivi ma da molto tempo fermi clamorosamente al palo – ha aggiunto il sindacalista – Stiamo parlando dei reparti detentivi ‘illegittimi’ che, contrariamente a quanto previsto dal regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario, non sono dotati , nelle camere di pernottamento, delle previste docce e dell’acqua calda”.
Intanto si va avanti a forza di muffe che aggrediscono i vani docce che non dovrebbero più essere in quanto da destinare a lavatoi e asciugatoi anch’essi clamorosamente assenti nell’istituto peligno. Questo è lo stato dell’arte di un Istituto Penitenziario che malgrado tutto cerca di galleggiare poggiandosi sull’operatività di un personale improntata a capacità e umanità – ha continuato Nardella – Un personale sovente ‘schiaffeggiato’ da una politica nazionale che tutto fa quando dirama disposizioni o leggi fuorché ascoltare i principali interlocutori del sistema quali possono essere gli operatori penitenziari per l’appunto e le rappresentanze dei detenuti quali sono i garanti delle persone private della libertà personale – ha rimarcato – È a questi ultimi che inviamo l’invito a supportare la nostra richiesta di collaborazione e di condivisione di intenti”.
“Creare un clima positivo in carcere fondato sulla legalità è quanto mai conditio sine qua non si possa sposare la legittima aspettativa del recupero del reo. Non serve scrivere buone leggi quando poi non le vedi applicate o quanto meno solo in parte. – ha concluso- Resta ferma comunque la necessità di coniugare sicurezza e trattamento.
D’altronde non si può non anteporre la questione del mantenimento dell’ordine in un sistema preposto al ricevimento di persone che si sono macchiate di reati, spesso gravi. Così come non può non essere applicata la legge quando alla richiesta di rispondere ai doveri non si faccia seguire il veder rispettato la necessità di vedersi riconosciuto un diritto ivi compreso quello di veder operare nel carcere di Sulmona anche i 60 agenti ancora mancanti all’appello, magari facendoli sedere su delle sedie che possano chiamarsi tali e non su monconi fatti di poltrone rotte e insudiciate”.