Interviene sul caso Gran Sasso, l’ex presidente del Wwf Italia, Dante Caserta, critico sui lavori e sul modo di procedere per i sondaggi avviati il 14 ottobre al Traforo e sospesi ieri per l’intorbidimento delle acque rilevato da Ruzzo reti, sarebbe poco chiaro anche lo scopo dell’intervento
L’AQUILA – La domanda sorge spontanea, ma è solo Dante Caserta, già presidente del Wwf Italia, che la mette in evidenza per i sondaggi partiti lunedì al Traforo del Gran Sasso. “Non si è neppure compreso bene quale sia l’idea progettuale che si sta perseguendo: messa in sicurezza delle gallerie dell’A24 e dai Laboratori sotterranei dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) rispetto all’attuale sistema di prelievo o ricerca di nuovi punti di captazione allontanandosi da gallerie e Laboratori?”.
Il caos di ieri ha complicato ulteriormente la situazione dell’acquifero custodito dal massiccio più alto degli Appennini. “Lavori interrotti, dichiarazioni che si sono accavallate tra il Commissario per l’emergenza idrica dell’acquifero del Gran Sasso, la ditta incaricata del progetto che sta svolgendo i sondaggi e la Ruzzo Reti, con un neanche troppo velato rimpallo di responsabilità e nei giorni precedenti polemiche sui lavori e sui disagi che stanno comportando ai cittadini, discussioni sull’utilità dei sondaggi”. Ha sottolineato Caserta riferendosi ai sondaggi partiti il 14 ottobre al Traforo del Gran Sasso, gestiti da Italferr e sospesi ieri per le acque torbide e la Ruzzo ha rassicurato che non c’è stata alcuna contaminazione con quelle ad uso alimentare. Altro problema il senso unico alternato che sta mettendo a dura prova la pazienza degli automobilisti sul tratto e che per Cna Fita nazionale, a voce di Mauro Concezzi, sta generando – per i 45 giorni di circolazione alternata – a quanto pare rimasta attiva nonostante la sospensione, un aumento dei costi di trasporto, su gomma, di oltre 45 milioni di euro per le imprese del settore delle province di Teramo e L’Aquila. Per questo l’associazione di categoria chiede tariffe agevolate per l’autotrasporto o il rimborso del pedaggio.
“Oggi l’Infn non ha neppure concluso le attività per rimuovere le sostanze pericolose stoccate nei Laboratori del primo esperimento che ha deciso di dismettere, il processo per l’incidente del maggio 2017 si trascina da anni, si continuano a mandare a scarico circa 80/100 litri di acqua al secondo perché non sicura – ha aggiunto Caserta riferendosi all’interruzione dell’erogazione di acqua potabile a circa 30 mila famiglie abruzzesi per una presunta contaminazione dell’aquifero – Nessuno ha notizia della Cabina di coordinamento e verifica che il presidente Marsilio dirige e nella quale la politica regionale e nazionale non ha mai voluto invitare, neppure come auditori, le associazioni ambientaliste che per prime e per molti anni, da sole e inascoltate, hanno denunciato i pericoli della commistione tra l’acquifero, le gallerie autostradali e i laboratori – ha concluso Caserta evidenziando il vero problema a quanto pare messo sotto il tappeto – Dopo 3 commissari straordinari, milioni di euro spesi, 2 processi, a distanza di 24 anni dalle prime denunce degli ambientalisti, non si è neppure iniziato a lavorare alla soluzione definitiva del problema”.