Gli ambiti di caccia territoriale (Atc) non sono pronti. Buona notizia per le associazioni in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato
PESCARA – L’avvio della caccia selettiva per l’abbattimento di 469 cervi nelle aree degli Ambiti Territoriali di Caccia (Atc) di Avezzano, Sulmona, area Subequana, L’Aquila e Barisciano, originariamente previsto per oggi, è stato rinviato a novembre. Lo ha reso noto l’assessore regionale all’Agricoltura e vicepresidente della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente. Il ritardo è dovuto alla mancata emanazione degli avvisi pubblici necessari per l’assegnazione dei capi da abbattere da parte degli Atc, e alla necessità di definire regolamenti tecnici e organizzativi. Inoltre, ci sarebbero ritardi nell’acquisto delle fascette per l’identificazione degli animali abbattuti.
L’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (Aidaa) ha accolto positivamente il rinvio, attribuendolo in realtà all’attesa della decisione del Consiglio di Stato, chiamato a pronunciarsi sul ricorso delle associazioni animaliste. Michele Pezone infatti, legale di Lav, Lndc Animal Protection e Wwf Italia, ha confermato di aver presentato un ricorso urgente al Consiglio di Stato lo scorso sabato. «Aspettiamo una decisione a breve. Il rinvio dell’abbattimento potrebbe essere legato a ragioni di opportunità».
La vicenda legata all’avvio del calendario venatorio per l’abbattimento di quasi cinquecento cervi è tuttora nell’occhio del ciclone. «Negli ultimi anni i danni causati dai cervi hanno superato in molte zone interne i danni alle colture causate dai cinghiali. Addirittura dai dati sul monitoraggio delle popolazioni dei cervidi in Abruzzo emerge la presenza di un numero di capi più del doppio rispetto a quello del 2018 in termini assoluti, costringendo operatori del settore e associazioni agricole a chiedere sempre più insistentemente alla Regione Abruzzo una presa di posizione chiara per contrastare il problema”» È per questo ragioni che l’assessore Imprudente aveva dichiarato l’avvio dell’abbattimento dei 469 esemplari.
Un’iniziativa che tuttavia da subito è stata contrastata da parte delle associazioni animaliste, tra cui Lav, Lndc Animal Protection e Wwf Italia, che hanno presentato un ricorso al Tar, contestando la legittimità dell’intervento e chiedendone la sospensione. Il tribunale amministrativo tuttavia ha ribadito che il cervo rientra tra le specie cacciabili e che la delibera di giunta impugnata dalle associazioni è stata adottata in attuazione delle pianificazioni contenute nel piano faunistico venatorio. A sostegno della tesi della Regione c’è anche il parere espresso dall’Ispra, che ha valutato positivamente il contenimento dei cervi, in quanto non va a incidere sulla quantità di animali presenti sul territorio e quindi non ne minaccia l’estinzione.
Senza indugio, ancora le associazioni animaliste hanno presentato ricorso urgente al Consiglio di Stato per riformare l’ordinanza con cui il Tar ha respinto l’istanza con cui veniva chiesta la sospensione della delibera che da oggi avrebbe consentito la caccia di selezione del cervo in Abruzzo, e sono ora in attesa della pronuncia. «È una triste necessità, – ha dichiarato Marsilio qualche giorno fa – non siamo per niente contenti di doverlo fare e so perfettamente che nell’adottare questa scelta mi sarei guadagnato quintalate di impopolarità. Però è necessario farlo perché quando una specie diventa in sovrannumero sottrae spazio alle altre e noi abbiamo specie molto delicate come l’orso Marsicano e il camoscio d’Abruzzo che rischiano, se non teniamo sotto controllo la popolazione dei cervi, di non avere più la nutrizione sufficiente: un cervo adulto mangia circa 20 chili di vegetazione al giorno».