Il timore è che la decisione di prelevare i cervi apra le porte alle doppiette un po’ ovunque in Abruzzo. Gli animalisti valutano comunque altre azioni per evitare l’abbattimento
L’AQUILA – “Non essendo stato monitorato l’intero territorio regionale, il numero ottenuto è certamente una sottostima del numero di cervi attualmente presenti”. Queste le parole con cui il giudice amministrativo oggi ha bocciato il ricorso al Tribunale amministrativo regionale delle associazioni ambientaliste (Lav, Wwf e Lndc) che chiedevano di sospendere l’abbattimento dei cervi in provincia dell’Aquila. Fortemente criticata dagli ambientalisti e animalisti la delibera della Giunta della Regione Abruzzo che ha autorizzato, dal 14 ottobre, il prelievo di 469 cervi in provincia dell’Aquila, fuori dalle aree protette e contigue del Parco nazionale d’Abruzzo, dei Parchi della Maiella e del Gran Sasso e del Parco regionale Sirente. Le associazioni hanno chiesto al giudice amministrativo di sospendere il provvedimento dell’Esecutivo regionale. “Un’ordinanza abbastanza pesante”, ha dichiarato Filomena Ricci, delegata Wwf Abruzzo.
Neanche uno spiraglio per salvare i cervi, a quanto sembra perchè non è una specia protetta ed è cacciabile. Il timore degli animalisti è che si cacci un po’ d’appertutto in Abruzzo e non solo nei comprensori predisposti per l’attività venatoria. Due le strade, ricorrere al Consiglio di Stato in fase cautelare o chiedere la fissazione dell’udienza di merito. Dal 14 ottobre al 15 marzo prossimo dunque i cacciatori abilitati potrebbero avere campo libero per abbattere, al momento, circa 500 cervi negli ambiti territoriali di caccia di Avezzano, Sulmona, Subequano, L’Aquila e Barisciano, solo nell’aquilano.