Contro la nuova normativa europea del “rewilding”, prende posizione il comitato a tutela degli agricoltori Cospa Abruzzo
OFENA – Si scaglia contro la nuova normativa europea in materia di restaurazione della natura selvaggia, meglio noto come “rewilding”, il comitato a tutela degli agricoltori Cospa Abruzzo, capitanato dall’agricoltore Dino Rossi.
“Un regolamento zoppo”, lo definisce il Cospa, secondo cui la nuova legge “va in contrasto con la coltivazione agricola”. Lo stesso Dino Rossi, lo ricordiamo, ha già annunciato nei giorni scorsi un incontro previsto per il 7 settembre a Pescasseroli, alla Tana del Lupo, indetto dall’Associazione per la tutela rurale proprio per parlare di rewilding.
“Molte delle specie passeriformi – sottolineano gli agricoltori – vivono simbiosi con il mondo rurale, mondo in via di estinzione per colpa delle aree protette. Tra l’altro, la cornacchia grigia, il cui nome scientifico è Corvus cornix, è una delle specie più dannose per il mondo agricolo e per l’avifauna, ma rientra comunque nella scaletta della protezione”.
Tra i punti programmatici dell’iniziativa dell’Ue c’è proprio la promozione della cosiddetta fauna selvatica, indicata invece dal Cospa come causa della sparizione di molte specie avicole vulnerabili. “C’è da considerare la scarsa gestione della fauna selvatica, come il sus scrofus, detto anche cinghiale, nella cui dieta rientrano le nidiate a terra. A minacciare quelle sugli alberi, invece, ci pensano le gazze ladre, anch’esse nel listino degli animali protetti, con il nome scientifico di pica pica”, denunciano gli agricoltori.
“In Europa spingono gli agricoltori a tornare ‘bifolchi’, che rientrano in quella categoria specializzata che lavorava i terreni con l’ausilio degli animali ad inquinamento zero – ironizza il Cospa – allora non ci rimane che vendere i nostri trattori e comprare le attrezzature a trazione animale, come quelle usate dagli Amish”.
Come fa notare il Cospa in una nota scritta dallo stesso Rossi , tra le specie protette dall’Ue “ne mancano alcune in via di estinzione, come l’Iris eremita, immortalata con una foto nella piana di Ofena dallo scrivente. L’uccello è probabilmente finito nelle campagne della Valle del Tirino poiché dirottato dal traffico aereo, essendo un migratore di cui si contano pochi esemplari rimasti, classificato oltretutto come specie in via di estinzione”.
E chiosa Rossi: “Si punta il dito di nuovo sull’agricoltura con la scusa della protezione degli animali, ma si ignorano quali siano le vere cause all’origine dell’estinzione di molte specie. Qui qualcuno le ricerche sembra che le abbia fatte a senso unico”.