La famiglia di Patrick Guarnieri e le associazioni in Regione dall’assessore Santangelo: «Ci appelliamo a tutte le istituzione»

18 Giugno 2024
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A tre mesi dalla tragica morte del giovane sono state numerose le manifestazioni in suo onore e le richieste presso enti di ogni grado istituzionale

TERAMO – Sono trascorsi tre mesi dalla tragedia che ha visto vittima nel carcere di Castrogno di Teramo il giovanissimo Patrick Guarnieri, trovato senza vita nella sua cella. Da quel momento la famiglia e le associazioni, come quella del Coordinamento Codice Rosso, hanno lanciato appelli chiedendo giustizia e verità: per loro Patrick non si è tolto la vita, è stato vittima di un sistema malsano che non tiene conto delle situazioni fisiche e psichiche dei soggetti detenuti.

Questa mattina presso il palazzo della Regione Abruzzo, Adele Di Rocco del coordinamento Codice Rosso e il presidente dei Diritti Umani dei Detenuti Nagidia Di Rocco, insieme ai familiari del giovane giuliese, sono stati accolti dall’assessore alle politiche sociali della Regione Abruzzo Roberto Santangelo, con lo scopo di richiedere un’interrogazione in Regione. A 3 mesi infatti dalla tragica morte del giovane sono state numerose le manifestazioni in suo onore e le richieste presso enti preposti di ogni grado istituzionale.

“Salgono a 4 le morti in carcere dall’inizio dell’anno e numerose sono le problematiche che affollano l’istituto penitenziario: sono presenti detenuti con patologie non compatibili con il sistema carcerario, detenute in gestazione, detenute con minori che, come nel caso di Patrick, dovrebbero espletare la propria pena in una sezione alternativa mirata alla riqualificazione dell’individuo e alle cure specifiche”, si legge nella nota diffusa dal Coordinamento Codice Rosso. “La morte di Patrick Guarnieri rappresenta il fallimento del sistema carcerario e ha aperto uno scenario di violazione dei diritti umani: già nel 2017 la Comunità europea ha condannato il sistema carcerario italiano perché non in linea con il sistema carcerario europeo, per le gravi violazioni sui diritti umani”.

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