Due settimane di cassa integrazione per i dipendenti della Magneti Marelli di Sulmona, in attesa del vertice con Confindustria. Il consigliere dem Pierpaolo Pietrucci chiede intervento della Regione
SULMONA – I dipendenti dello stabilimento Magneti Marelli di Sulmona finiranno in cassa integrazione dal 10 al 24 giugno, anche in correlazione al calo di produzione della ex Sevel di Atessa, alla cui produzione Marelli è strettamente connessa.
Mentre l’azienda e i sindacati si incontreranno nei prossimi giorni per capire come conciliare cassa integrazione e i diciotto turni, il numero dei dipendenti è passato da 480 del mese scorso a 462, di cui solo 40 impiegati. In diciotto lavoratori, tra incentivi e dimissioni volontarie, hanno lasciato il polo.
Decisivo per il destino della fabbrica peligna il vertice atteso per il prossimo 20 giugno a Roma, nella sede di Confindustria, al quale sono invitati a partecipare anche i sindacati.
“In quella sede, vogliamo sperare arrivino chiarimenti anche riguardo gli esuberi e il loro smaltimento”, hanno detto i rappresentati dei lavoratori.
Nel frattempo, il consigliere regionale dem Pierpaolo Pietrucci richiama le istituzioni locali e nazionali: “La Regione deve essere protagonista, con il Governo, di un’azione strategica per l’industria nazionale e mettere in campo le sue risorse: l’allora vicepresidente Lolli cercava di costruire con tutti i partner del settore una politica industriale (le infrastrutture stradali e portuali per i collegamenti, la digitalizzazione, la formazione, la Carta di Pescara per l’industria sostenibile, l’utilizzo mirato dei fondi Fesr e Fse…) che insieme ai Ministeri interessati monitorasse continuamente la situazione. Riprendiamo quella strada per difendere le aziende e i lavoratori abruzzesi”.
Secondo Pietrucci, la situazione della Magneti Marelli di Sulmona e i malumori che si sollevano dalla fabbrica produttrice di batterie Fiamm-Siapra di Avezzano, i cui lavoratori hanno già scioperato, “denunciano la crisi del settore e la paura che le conseguenze si scarichino, come al solito, sui dipendenti soprattutto quelli meno tutelati: infatti molti dei lavoratori, tra quelli a tempo determinato e quelli ‘somministrati’ dalle agenzie interinali, non torneranno operativi”.
Soprattutto nel caso dell’avezzanese Fiamm-Siapra, risulta poco chiara, secondo Pietrucci, la gestione dei circa 50 milioni di euro provenienti dal Pnrr di cui l’azienda è stata destinataria. “L’azienda, che complessivamente ha circa 450 dipendenti – si legge in una nota diffusa da Pietrucci – avrebbe ottenuto un cospicuo finanziamento con i fondi del Pnrr destinato sia allo stabilimento di Avezzano per circa 50 milioni, comprese attività di Ricerca e Sviluppo, che a quello di Veronella, in provincia di Varese, per 27 milioni. Tuttavia le ricadute occupazionali non solo non sono chiare, ma addirittura si opera un taglio pesante della manodopera”.
E sottolinea: “Entrambe queste situazioni – quella di Magneti Marelli e di Fiamm-Siapra – sono la conseguenza della crisi italiana dell’automotive e delle prospettive di Stellantis che ha nella ex Sevel, ora Stellantis Europe SpA Atessa, la realtà produttiva di veicoli commerciali leggeri più grande d’Europa. Da tempo i sindacati, a partire dalla Fiom-Cgil, hanno denunciato le gravi criticità del gruppo, gli scarsi investimenti, le incertezze produttive, le continue riduzioni di organico. Se l’anno scorso era stato apprezzato il ‘Contratto d’espansione’, che col prepensionamento di 120 dipendenti favoriva la stabilizzazione di 40 lavoratori precari, pochi mesi fa, in occasione della visita dell’AD di Stellantis Carlos Tavares, il sindacato ha chiesto ‘investimenti significativi e mirati perché una fabbrica che continua a operare su linee di produzione datate rischia di restare indietro rispetto a impianti all’avanguardia come quelli della concorrenza. E se i nuovi modelli di furgoni continuano a essere dei restyling, e non un prodotto nuovo progettato con nuove tecnologie, il mercato mondiale li penalizzerebbe’”.