In Abruzzo le donne che riescono a coniugare maternità e lavoro sono arrivate ad essere il 61% nel 2023, rispetto al 55,9% dell’anno precedente. Lo rivela “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2024”, il rapporto di Save the Children e Istat sull’essere madri in Italia.
ROMA – Nonostante l’inflazione nazionale e i disagi “endemici” del welfare nostrano, nel 2023 in Abruzzo il tasso di donne con figli minori che sono riuscite a mantenere il lavoro è salito fino al 61%, contro il 55,9% del 2022. A rivelarlo è il rapporto “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2024”, uno stato dell’arte sulle gioie e le pene dell’essere madre in Italia, realizzato da Save the Children in collaborazione con Istat e giunto alla IX edizione.
La classifica, curata da Alessandra Minello, propone un’analisi dettagliata delle condizioni socio-economiche alla base degli indici di natalità e occupazione femminile per ogni singola regione, stilando diverse classifiche a seconda dei diversi parametri dedicati.
Nell’indice delle regioni che offrono alle donne condizioni più favorevoli per crescere serenamente i propri figli senza dover rinunciare alla carriera, l’Abruzzo si posiziona al 14° posto, in testa rispetto al resto del Mezzogiorno, ma ancora lontano dalla capolista, la Provincia Autonoma di Bolzano, seguita per meriti da Emilia-Romagna e Toscana. Arrivano per ultime, invece, Campania, Sicilia e Basilicata.
Nel complesso, i dati parlano chiaro: l’Italia conferma l’andamento negativo delle nascite, le donne che scelgono di avere figli continuano per la maggior parte a perdere il lavoro o essere penalizzate dal punto di vista retributivo. Fermo, ormai, anche l’impatto positivo sulle nascite che aveva portato la popolazione straniera negli ultimi dieci anni.
Traducendo il tutto in numeri, ne risulta che: una donna su cinque rinuncia al lavoro dopo la maternità; il numero medio di figli per donna continua a scendere, attestandosi a 1,2; a fronte di un’occupazione femminile al 63,8%, solo il 57% delle donne con due o più figli minori ha un lavoro, contro l’83,7% dell’occupazione maschile, dove il 77,3% non ha figli, il 91,3% ha un figlio minore e il 91,6% ne ha almeno due.
Per quanto riguarda l’età media delle partorienti, in Italia è di circa 32 anni, la più alta tra i Paesi Europei. Quest’ultimo dato, tuttavia, non è completamente negativo, poiché molte delle donne che scelgono di intraprendere la maternità ad un’età più avanzata hanno spesso un bagaglio esperienziale maggiore.