Il legale difensore chiederà di nuovo l’infermità mentale e l’incapacità di intendere e di volere, la sentenza è stata fissata per il prossimo 14 giugno
CASOLI – Vuoti di memoria e disorientamento, questo è quanto oggi è emerso dalla deposizione rilasciata in Corte d’Assise, a Lanciano, da Francesco Rotunno, il 65enne accusato di avere ucciso la propria madre, Cesira Bambina Damiani, 88 anni, a Casoli il 12 febbraio 2023 nella loro abitazione.
“Ancora oggi non ricordo cosa sia successo il giorno che mamma è morta e quando ho poi tentato il suicidio – ha detto Rotunno -. Mia madre non stava bene e io quella mattina sono uscito a fumare una sigaretta. Ho un buco nella memoria, non ricordo nulla. Poi mi sono ritrovato in ospedale e lì ho saputo del decesso di mamma. In carcere per giorni ho poi sentito in televisione che era stata strangolata”.
Un blackout mentale dell’imputato che il presidente della Corte, Giovanni Nappi, ha così commentato: “Ho cercato spiegazioni e me lo chiedo ancora, ma non trovo risposte”. Rotunno in seguito ha risposto anche alle domande del procuratore capo Mirvana Di Serio.
Il legale difensore, Silvana Vassalli, ha preannunciato che presenterà alla Corte una memoria difensiva corredata da dai certificati medici e chiederà di nuovo l’infermità mentale e l’incapacità di intendere e di volere per il suo cliente.
“La memoria è per dimostrare la situazione emotiva che aveva coinvolto Rotunno tra i disagi per la salute della madre, i problemi economici nella consapevolezza che sarebbe stata imminente la sua morte – ha detto l’avvocato Vassalli -. Uno sconvolgimento determinato da propositi suicidi e per non lasciare la madre così l’ha uccisa. Dalla documentazione sanitaria risulta che ha un’amnesia psicotica. Non ricorda neppure di aver visto le foto con la madre morta e nemmeno il luogo dove era stato trovato ferito”. Intanto, la sentenza è stata fissata per il prossimo 14 giugno.