Il dossier “Nevediversa 2024” di Legambiente: Appennino in affanno

13 Marzo 2024
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Legambiente Abruzzo: “Urgente un cambio di rotta a livello politico e territoriale. Il futuro della montagna passa attraverso un turismo attivo e sostenibile su misura per l’Appennino

PESCARA – Manto nevoso sempre più effimero sugli Appennini, come anche sulle Alpi. Con la crisi climatica e l’aumento delle temperature la montagna cambia volto e colori e al bianco dell’inverno, si alternano sempre più prati verdi e vette con poca neve. Termometro di questa situazione i dati sugli impianti sciistici oggi sempre più in difficoltà tra chiusure e aperture a singhiozzo, i finanziamenti d’oro per l’innevamento artificiale che non accennano a diminuire. Emblematico il futuro sempre più incerto delle Olimpiadi Milano Cortina 2026 tra ritardi, spese faraoniche e l’incognita neve 2026. A scattare una fotografia nitida è il nuovo report di Legambiente Nevediversa 2024 i cui dati, tutti in aumento, parlano chiaro: 177 gli impianti temporaneamente chiusi nella Penisola (+39 unità rispetto al report precedente), di cui 92 sull’arco alpino e 85 sull’Appennino. Salgono a 93 gli impianti aperti a singhiozzo (+9 rispetto al report precedente), il grosso, ben 55, si concentra sugli Appennini. 

Un quadro preoccupante quello tracciato dal report Nevediversa 2024 e su cui Legambiente chiede un cambio di rotta a livello politico e territoriale, superando la pratica insostenibile dell’innevamento artificiale, lavorando ad una riconversione degli impianti e puntando ad un turismo invernale più sostenibile, una leva quest’ultima fondamentale come ben raccontano anche le 73 buone pratiche censite da Legambiente. In particolare, l’associazione ambientalista chiede alla politica regionale che vengano stanziati più fondi per il turismo attivo e sostenibile in quota e che si prevedano azioni di mitigazione alla crisi climatica nelle aree montane, accompagnando i gestori degli impianti in questo percorso di riconversione, in coerenza con quanto previsto dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici di recente approvazione. Per questo occorre guardare alle buone pratiche su altri territori. 

I numeri in aumento degli impianti dismessi, aperti a singhiozzo, smantellati – dichiara Silvia Tauro, presidente Legambiente Abruzzorappresentano l’ennesimo campanello d’allarme di un turismo montano invernale sempre più in crisi a causa della crisi climatica e che deve avere il coraggio di andare oltre la neve sempre più rara e cara. Per questo è fondamentale che si avvii un cambio di rotta e una conversione verso un modello di turismo montano invernale più sostenibile in grado di andare oltre la monocultura dello sci in pista, tutelando al tempo stesso le comunità locali e chi usufruisce a livello turistico della montagna. Con temperature invernali sempre più alte non ha più alcun senso la neve artificiale: esemplare il caso di Campo Felice raccontato anche dalla CNN. La crisi climatica ci dice che l’unica strada per consentire lo sviluppo sostenibile è la tutela ambientale: solo le azioni di adattamento al cambiamento climatico concertate tra tutti i portatori d’interesse possono garantirci un futuro. Progetti come il collegamento Ovindoli – Campo Felice oggi sono solo un accanimento terapeutico su comprensori che hanno bisogno di una integrale riprogettazione. In questo dovrebbe essere fondamentale anche il ruolo d’indirizzo del Parco Regionale Sirente Velino, che dovrebbe farsi protagonista e arbitro di una giusta ricoversione, proprio come tutte le aree protette del nostro territorio.” 

“Da parte nostra – commenta Donatella Pavone, direttrice di Legambiente Abruzzo non c’è alcuna contestazione nei confronti degli operatori del settore, ma più un’obiezione contro la resistenza al cambiamento. Un inverno senza neve per questo mondo rischia di diventare un inverno senza economia. Come per altre industrie del secolo scorso occorre avviare un processo di transizione trasformando e diversificando, puntando ad un turismo sostenibile e attivo che rappresenta il futuro della montagna. Il dialogo e il confronto con gli operatori del settore è fondamentale per contribuire a questo nuovo orizzonte di cui ha bisogno la montagna. Per questo nel report di quest’anno di Nevediversa abbiamo raccolto anche le testimonianze dei rappresentati del mondo del sindacato, dell’economia e del settore impianti”.

Le scelte per gli Appennini: natura, bioeconomia e turismo attivo e sostenibile. Diffondere i benefici che derivano dalla ricchezza di biodiversità tutelata da incardinare in strategie di riequilibrio e sostenute da investimenti di qualità deve essere la missione attuale- Le aree protette non possono più rinviare un’azione concreta di sostegno dei servizi territoriali e della crescita della bioeconomia circolare. Il turismo attivo e sostenibile per gli Appennini è un’opportunità straordinaria per la destagionalizzazione dell’ offerta, il rafforzamento delle economie delle comunità locali e la valorizzazione della nuova domanda di turismo che raccoglie le sfide del cambiamento  climatico. 

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