Il leader del centro-sinistra analizza la sconfitta elettorale e il peso dell’astensionismo sulla mancata vittoria
PESCARA – “Mi sento come un uomo che ha fatto un primo passo e sa che ora lo attende una lunga marcia”. È un Luciano D’Amico, evidentemente colpito e amareggiato dalla sconfitta elettorale, quello che questa mattina ha incontrato i giornalisti, all’indomani di un risultato che pesa, e non poco, sugli animi di chi aveva creduto fino all’ultimo di potercela fare. Le ragioni dell’insuccesso, per il professore, sono da rintracciare nella inefficacia della comunicazione: “Non siamo riusciti a spiegare quanto la Regione e le politiche regionali incidano sulla vita quotidiana e questo spiega il dato più amaro, 2 abruzzesi su 4 hanno disertato le urne. È questa la sconfitta più bruciante, al di là dell’esito elettorale che ci ha visti perdenti”.
Non accusa gli alleati, né cerca capri espiatori, Luciano D’Amico: “Mi assumo tutte le responsabilità per non aver saputo comunicare bene il programma e non essere riuscito a catturare l’attenzione dei più giovani, che fanno parte di quella non indifferente quota di astenuti”. Sulla débâcle della coalizione nella provincia aquilana, D’Amico si riserva nei prossimi giorni un’analisi più dettagliata e la disamina, numeri alla mano, delle motivazioni alla base della grande distanza tra la coalizione di centro sinistra e quella di centro destra: “Sapevamo – ha detto – di essere più vulnerabili nel territorio aquilano, ma non credevamo che queste potessero essere le proporzioni”. Quanto all’esperienza del campo largo, per D’Amico, è il vero successo dell’avventura elettorale, “un’esperienza da replicare – ha detto – anche in vista dei prossimi appuntamenti, come le elezioni comunali a Pescara e quelle europee”. Sul legame con il governo nazionale, che avrebbe premiato il presidente uscente, D’Amico rivendica la scelta di non aver voluto parlare mai di temi nazionali in campagna elettorale: “Ci siamo sempre concentrati sulle tematiche riguardanti la nostra regione. Le passerelle elettorali non ci hanno mai interessato. Ma evidentemente il legame con Roma un peso lo ha avuto”. Nessuna polemica nei confronti degli alleati, né tantomeno degli esponenti del Movimento Cinquestelle: “Mi aspettavo un contributo sul programma e così è stato. Certamente la loro identità si manifesta più incisiva sul versante politico nazionale”.
Quanto all’effetto Sardegna, “era impensabile, anche per la legge elettorale che qui in Abruzzo non prevede il voto disgiunto – ha spiegato D’Amico – Ma c’è comunque un effetto Sardegna ed è quello di aver costruito un’alternativa valida al governo delle destre”. E da qui, il professore e i suoi alleati intendono ripartire: “La nostra sarà un’opposizione seria e costruttiva. Ci aspetta un lavoro importante. In questi mesi ho percorso più di 40 mila chilometri ed è stato come aver fatto una sorta di giro del mondo. Abbiamo capito che sanità e lavoro sono le priorità per gli abruzzesi. Ora ci auguriamo che il Presidente Marsilio voglia iniziare proprio da queste urgenze il suo mandato e che le cosiddette leggi mancia vengano sostenute realmente, con criteri neutri e procedure diverse da quelle della ricerca del consenso elettorale”.