Sono 8 le persone condannate, con una parziale riforma della sentenza di primo grado del Tribunale di Pescara. La decisione è arrivata dopo quasi 5 ore di camera di consiglio
L’AQUILA – Condannato a un anno e otto mesi per falso e omissione di atti d’ufficio l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, che in primo grado era stato assolto. La sentenza del Tribunale di Pescara sulla tragedia di Rigopiano è stata così solo parzialmente riformata dalla Corte d’Appello dell’Aquila, con una decisione arrivata dopo quasi 5 ore di camera di consiglio. Condanna per falso a 1 anno e 4 mesi per l’ex capo di Gabinetto della Prefettura di Pescara, Leonardo Bianco, mentre il tecnico del Comune di Farindola, Enrico Colangeli è stato condannato a 2 anni e 8 mesi per omicidio colposo e lesioni plurime. Entrambi erano stati assolti in primo grado.
In sostanza è stato confermato l’impianto della sentenza di primo grado del Tribunale di Pescara, con 22 assoluzioni, tra cui l’ex presidente della provincia di Pescara, Antonio Di Marco. La Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato le sentenze di condanna del primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, e per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso.
“Massimo rispetto a questa disgrazia. La sentenza si rispetta come quella di primo grado. È stata confermata l’assoluzione su depistaggio e omicidio plurimo – ha commentato l’avvocato Sergio Della Rocca, legale difensore dell’ex prefetto Francesco Provolo -. Mentre è arrivata la condanna per omissione di atti d’ufficio e falso. Per questi reati non c’è costituzione di parte civile. Sapevamo bene che questo processo sarebbe finito in Cassazione”.
Secondo Gian Domenico Caiazza, legale di Provolo, la corte d’appello dell’Aquila ha “confermato l’assoluzione” dell’ex prefetto di Pescara “già dichiarata dal giudice di primo grado, riguardo alle due più gravi accuse che lo avevano raggiunto per la tragedia di Rigopiano”. L’avvocato Caiazza ha quindi sottolineato che anche per i giudici di appello il prefetto “non ha alcuna responsabilità né per la tragica morte o per le gravi lesioni in danno degli ospiti, né per la infamante accusa di depistaggio delle successive indagini”. Provolo è stato ritenuto responsabile, “per una ipotesi di omissione di atti di ufficio e per la relativa, asseritamente falsa comunicazione al Ministero degli Interni, entrambe relative al giorno 16 gennaio” aggiunge Caiazza parlando di “fatti del tutto privi di rilevanza in ordine alla tragedia” di due giorni dopo e annunciando il ricorso in Cassazione.
Il disastro di Rigopiano risale al 18 gennaio del 2017, quando, alle 16.49, una valanga travolse e distrusse il lussuoso resort alle pendici del versante pescarese del Gran Sasso, provocando la morte di 29 persone.
I familiari delle vittime, presenti oggi in aula, non hanno mai smesso, in questi anni, di chiedere giustizia e continuano a farlo. Dal collegio presieduto dal giudice Aldo Manfredi si aspettavano che la sentenza contestata venisse ribaltata, ma così non è stato. https://www.abruzzospeciale.it/2024/02/14/rigopiano-le-reazioni-alla-sentenza-dei-familiari-delle-vittime/
“Ci sembra che la Corte abbia ragionato in termini di giustizia. Le sentenze si commentano leggendole. Non c’è giustizia di fronte alla morte – ha detto l’avvocato di parte civile, Romolo Reboa, al termine della lettura della sentenza -. C’è la possibilità di avere risarcimenti e ristori. Sono processi in cui gli esseri umani devono essere rispettati, anche quanti sono stati condannati. Ci sembra che questa sentenza possa riaprire degli spazi”.